GUBBIO . Il sindaco Filippo Mario Stirati, affiancato dall’assessore Alessia Tasso, ha convocato  in Comune  una  riunione congiunta di  tutti i soggetti coinvolti, a vario titolo, nella ‘questione canile’ di Gubbio,  che da 5 mesi tiene alta l’attenzione soprattutto sui social e  non  sembra trovare  soluzione. Ricordiamo che il canile comprensoriale di Ferratelle è di proprietà comunale ed è gestito su convenzione dalla Comunità Montana Alta Umbria e, per la parte sanitaria, dal Settore Veterinario della Usl Umbria 1, mentre per garantire la presenza in canile nei giorni di festa è attiva una convenzione con associazione  ‘Enpa’  e, per facilitare le adozioni,  c’è un altro accordo con l’associazione  ‘Animal Mind’. 

La situazione è esplosa nel mese di dicembre dello scorso anno sulle condizioni di alcuni  cani detenuti nel canile,  a seguito dell’adozione da parte di volontari, oggi  associazione ‘Sulle orme di Enea’.  Da allora ad oggi, è stato un rimpallo di accuse e responsabilità, in un ‘linciaggio’ mediatico’ che ha coinvolto la città e chi la rappresenta.  Nel frattempo, nuove associazioni hanno manifestato la propria disponibilità ad assicurare il loro volontario contributo, come ‘Gubbio Soccorso’ che ha istituito la ‘sezione ambiente e animali’ e la recente ‘Amici di Cesare’, e che nei prossimi giorni presenteranno domanda ufficiale per poter operare in canile. 

«Ho dedicato tempo e attenzione alla vicenda  - ha esordito il sindaco Stirati  -  perché come sindaco della città ho il compito di capire fino in fondo le situazioni, nelle luci e nelle ombre,  per  dare risposte  concrete a questioni poste all’attenzione dell’amministrazione,  peraltro con una responsabilità diretta penale e morale,  come in questo caso.  E’ ovvio che sono amareggiato dagli attacchi nei confronti della città e contro la mia persona, che respingo con indignazione per i modi aggressivi e spettacolari usati, che non saranno più tollerati.  E’ necessario  superare  le polemiche  ‘becere’ e  ristabilire equilibrio, serenità  e responsabilità. Ma soprattutto occorre andare oltre, alzando il livello del confronto.  La ‘questione canile’ va risolta con la collaborazione di tutti, nel rispetto delle leggi e delle regole necessarie ma anche nella massima apertura verso situazioni di  volontariato,  che sono un valore umano indispensabile nella convivenza civile e nella risoluzione dei problemi.  Il ‘canile’ deve essere un luogo di socializzazione e di partecipazione della città e non di semplice reclusione, dove i cani possano trovare un ambiente consono alle loro esigenze etologiche, fisiche, sanitarie e comportamentali.  Una serie di misure saranno attuate a breve, anche con contributi straordinari,   per migliorare la struttura  e le condizioni  degli animali.  Continuerò ad adoperarmi  per attivare tutti gli impegni necesari affinchè questo avvenga». 

Dal punto di vista gestionale,  la Comunità montana dovrà necessariamente lasciare la gestione per scioglimento dell’ente  in liquidazione, come ha comunicato il dirigente  Emilio Bellucci,  e il personale andrà ricollocato;  il Comune, ritornando  in pieno possesso del canile, dovrà indire  a quel punto un bando apposito individuando un nuovo soggetto responsabile oppure  decidere di assumerne la gestione diretta.   Dal punto di vista sanitario,  il dottor Norberto Quadraroli del Settore Veterinario  ha informato sull’attivazione di un nuovo incarico al dottor  Sandro Bianchini che, oltre ad espletare i compiti sanitari e di profilassi,  provvederà alla sterilizzazione dei cani maschi, come prevede la legge in vigore dal 2016. 

Dopo un acceso confronto e  scambio di opinioni tra i presenti, soprattutto da parte delle associazioni di volontariato,  è stato ribadito il comune interesse primario verso una gestione ‘virtuosa’ del canile,  che comporta anche una  politica di prevenzione agli abbandoni, una campagna di informazione e una sensibilizzazione della popolazione, per andare verso lo svuotamento della struttura con maggiori adozioni possibili e anche con un risparmio di risorse nelle casse dei Comuni. Da valutare anche l’approvazione di un ‘Regolamento intercomunale del canile’ che a tutt’oggi manca e l’istituzione di un ‘Ufficio per i diritti degli animali’, presente in molte città d’Italia.

 

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