“Dopo la sonora bocciatura da parte dell’Università al Piano sanitario della Regione Umbria, la Giunta regionale deve ritirare il documento preadottato, ripartire con un vero percorso partecipativo e dare risposte alle istanze dei cittadini”. Così Simona Meloni, Tommaso Bori, Fabio Paparelli, Michele Bettarelli e Donatella Porzi (Pd), dopo “il parere di dieci pagine del Senato Accademico dell’Università di Perugia, che chiede una sostanziale revisione al documento chiave della legislatura e fa rimediare alla Giunta l’ennesima brutta figura, certificando il fatto che questo Esecutivo regionale non è in grado di rispondere con i fatti ai tantissimi proclami con cui continuano a nascondere il caos e l’inconsistenza della loro amministrazione”.

“La legislatura – spiegano i consiglieri del gruppo Pd – volge al giro di boa e si continua a navigare a vista. Non reggono più le scuse accampate fino ad ora, quando ad essere incolpati erano sempre quelli della gestione precedente. La bocciatura del Piano sanitario regionale, che ora dovrà essere sottoposto ad una profonda revisione, è tutta in capo alla presidente Tesei, all’assessore Coletto e alla loro arroganza e pretesa di autosufficienza, dimenticando di essere stati eletti a rappresentare il bene degli umbri, che vanno ascoltati e coinvolti”.

“Così – proseguono i consiglieri dem – ci si è trovati di fronte ad un Piano sanitario redatto senza un minimo di partecipazione e coinvolgimento dei territori, tanto che gran parte dei sindaci sono insorti chiedendone modifiche. È stato necessario anche l’intervento di parlamentari dello stesso partito della presidente Tesei, trasecolati di fronte alla schizofrenica nuova geografia dei distretti sanitari. Ma non si può attendere anche il più insigne e illustre degli onorevoli per fare delle modifiche. La condivisione va strutturata a monte, attraverso un percorso partecipativo collegiale e trasversale”.

“Il nostro auspicio e la nostra richiesta è che lo stop arrivato dall’Università – continuano i dem – induca la presidente Tesei a più miti consigli, ritirando il documento e riavviando la macchina del Piano sanitario preadottato, facendo sì che si costruisca un documento che rappresenti davvero il territorio. Andare avanti, nonostante tutto, non farebbe che aggravare la situazione, minando credibilità e fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni regionali”. 

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