di Nicola Fratoianni.

Caro Tomaso,

innanzitutto grazie. Grazie per le cose che scrivi e per l'attenzione che rivolgi al congresso fondativo di Sinistra Italiana.

Non è scontato, né usuale. Al tempo delle piccole patrie e della gelosa custodia dei propri recinti, è un fatto nuovo e bello che un compagno di strada metta nero su bianco e pubblicamente ciò che pensa, in positivo, segnalando possibilità e rischi, rispetto al lavoro che una forza politica si appresta a intraprendere.

Per riprendere la frase finale del tuo scritto, anche questo mi sembra un anticipo di futuro. Un futuro molto più incoraggiante di ciò che abbiamo davanti.

Sono d'accordo su tutto ciò che scrivi. Che di tatticismo si muore, innanzitutto. Che le speranze della Sinistra in questo paese spesso si sono infrante sui posizionamenti a prescindere, come sulle attese spasmodiche che qualche Godot arrivasse. La Sinistra come riflesso condizionato di ciò che accade da qualche altra parte.

Per questo continuo ad affermare e ne sono sempre più convinto che abbiamo bisogno di recuperare piena autonomia di pensiero, di analisi e di azione.

Ben sapendo che il congresso di Sinistra Italiana è un punto di partenza, non di arrivo. Dove sia diretta questa partenza? Dobbiamo stabilirlo tutte e tutti insieme. Ma la campagna referendaria che ci ha portato alla vittoria del 4 dicembre, ho avuto modo di dirlo più volte, ci ha offerto una traccia utile. Ha segnato un percorso virtuoso, capace di produrre risultati politici importanti, non solo perché siamo riusciti collettivamente a mettere in sicurezza la nostra Costituzione, ma anche perché a partire da quell'esperienza in molti territori sono nati spazi fisici comuni e luoghi di discussione collettivi che oggi lavorano insieme.

Sinistra Italiana, Possibile, le esperienze più avanzate del civismo, movimenti e comitati di diversa natura in molte nostre città già lavorano insieme. Dopo la difesa della Costituzione si preparano a costruire una proposta per un'alternativa nelle amministrazioni locali e già lavorano al successo dei referendum della Cgil.

Senza ipoteche, appunto. Ma forse con un vincolo: rimettere al centro della proposta l'enorme questione sociale cui il resto del panorama politico non riesce a dare risposte adeguate. La questione sociale e quella democratica, magari impegnando le proprie forze perché si possa arrivare ad una legge elettorale proporzionale. Per mettere fine alla stagione del governo del capo, del governo senza e contro il popolo.
Questa potrebbe essere una traccia da seguire, l'inizio di un percorso. Ho molto a pprezzato, ad esempio, una recente intervista di Pippo Civati che propone di iniziare sin da subito a discutere del mondo e di ciò che del mondo vogliamo fare, proprio per evitare che tutto il fermento politico e sociale che si è messo in moto in questi mesi trovi come unico sbocco possibile un abbrivio di tipo elettoralistico.

Così come penso che l'assemblea nazionale dei comitati del NO alla riforma Costituzionale che si è svolta sabato a Roma e alla quale abbiamo partecipato esprima una eccedenza democratica e popolare molto importante.

Abbiamo bisogno di questo. Di confronti e approfondimenti. Ne ha bisogno anche e soprattutto Sinistra Italiana nel suo congresso fondativo.

Citavi il nodo dell'Europa, non a caso. Ce ne sono altri di cui Sinistra Italiana deve discutere, senza caricature. Se siano ancora sostenibili orari di lavoro che non concedono nulla al tempo della vita della persona; se non sia arrivato il tempo anche in Italia di introdurre un reddito che non sia una misura compassionevole; se sia accettabile andare in pensione a 70 anni; quali speranze si possano riporre
nelle nuove forme di economia e quali rischi prefigurano. Come mettiamo in campo la revisione radicale del sistema economico che arricchisce i pochi già ricchi a scapito degli altri.

Sempre più spesso in questi giorni, soprattutto quando leggo i consigli di coloro che vogliono metterci in guardia dalle nostre "proposte belle ma irrealizzabili", mi viene in mente il titolo del libro di uno dei più grandi pensatori e politici comunisti italiani, Pietro Ingrao. "Volevo la luna", diceva lui.
Ecco, penso che Sinistra Italiana debba nascere con questo scopo: volere la luna. Ancora. Non rassegnarsi all'idea che la politica finisca nel quadro delle compatibilità date. Non rassegnarsi all'idea che tutto ciò che di peggio accade alla vita delle persone sia inevitabile. Perché questo è il meccanismo con cui hanno letteralmente fottuto intere generazioni negli ultimi anni. L'altare su cui si è immolata un'intera cultura politica. Aver ceduto all'idea che povertà, disuguaglianze, riduzione dei diritti, fossero l'unico modo per portare un piatto a tavola.

Credo che la strada, la nostra strada, debba essere questa.
Ti aspetto al nostro congresso fondativo, a Rimini per continuare a discutere e lavorare assieme.

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