di Federico Fabrizi - Il Messaggero - 5 agosto 2018.

Fabbrizzi, prima il punto su Perugia.
«La sensazione è di una città senza governo e senza opposizione... e Romizi è molto bravo è molto bravo a gestire il silenzio. Perugia ha enormi potenzialità: dalle Università alle manifestazioni internazionali, ma oggi pare dentro una cappa».
Maggioranza e opposizione, non salva nessuno?
«In passato sono stati commessi errori, che questa giunta protrae, poi un'opposizione debolissima, senza progettualità, fa il resto. Perugia ha bisogno di recuperare un certo slancio europeo e il ruolo di città-Regione. Dovrebbero farlo con idee innovative, proponendo esperienze che possano essere replicate... noi abbiamo in mente un' altra città da quella che vediamo oggi».
Quale?
«Partiamo dalle politiche urbanistiche: va assolutamente ridotto il consumo di suolo e vanno cercati strumenti, anche finanziamenti pubblici, in grado di far incontrare i proprietari di abitazioni sfitte con chi è in cerca di un'abitazione. Ancora: è possibile che l' Imu a Fontivegge sia la stessa del centro? Ci sono alcune aree della città che vanno recuperate attraverso un contesto sociale. L' Umbria e Perugia in passato si sono distinte per la qualità dei servizi: quella è la strada. Prendiamo il caso delle municipalizzate: i disagi del servizio idrico oggi sono la conseguenza di mancanza d' investimenti strutturali, che però sono pagati nelle bollette. Quando parlo di servizi, ho in mente anche gli studenti: a Perugia devono essere un' eccellenza».
Va bene, piantati i paletti che si fa ora?
«Serve un progetto politico e sociale chiaro. Noi dobbiamo essere molto coraggiosi nel definire con nettezza qual è la nostra linea. I tentennamenti possono essere utili a fare alleanze, ma il risultato è che la gente non capisce il progetto».
Fabbrizzi, vorrete mica andare da soli a Perugia?
«A noi non interessano le alleanze precostituite con questo o quel soggetto politico, né poniamo veti a nessuno, la priorità deve essere aprirsi alla società con idee credibili, chiare e condivise. Sarà fondamentale, in particolare, aprirci al civismo: dalle associazioni ai comitati di quartiere, magari iniziando da quelli nati perché proprio in quel punto della città esiste una situazione difficile. La strada obbligata è costruire insieme, altrimenti si diventa autoreferenziali».
Quindi, con il Pd quantomeno una chiacchierata proverete a farla.
«Noi siamo pronti a dialogare, portando le nostre idee, con tutti quelli che lo vorranno. Però partendo da una condizione: siamo tutti uguali».
Insomma, se col Pd il matrimonio non si dovesse fare non vi straccerete le vesti.
«Assolutamente no. Comunque da settembre avvieremo una serie di confronti aperti, dialogheremo ad esempio con il mondo della sanità, uno dei contesti nei quali alcune scelte politiche sono state sbagliate, penso alla chiusura di alcuni presidi come a Città della Pieve».
Il percorso per arrivare ad una candidatura è tracciato?
«Da settembre, nel corso di questi incontri, individueremo le persone che meglio potranno contribuire a portare avanti il nostro progetto politico».
Certo il tono di SI è un po' diverso da quello di Mdp.
«Io non dico: a Perugia non andremo mai con il Pd. Questo no. Siamo andati insieme a Corciano, ad esempio, dove è stato proseguito un certo percorso. Anche a Passignano. A Terni, invece, abbiamo fatto una scelta opposta, ma sarebbe stato improponibile andare insieme dopo quanto accaduto e considerando quanto fossero distanti i progetti, e comunque abbiamo eletto un consigliere».
Insomma, venderete cara la pelle.
«Nessuna preclusione, se le basi ci sono, parliamone, ma non saremo mai una stampellina del Partito democratico. In questo ragionamento, aggiungo che anche LeU ha commesso i propri errori: dobbiamo dare spazio ad energie nuove e saper guarda re avanti».

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