Come i peggiori incubi che non se ne vogliono andare, ciclicamente torna sulla scena politica l’Ex ospedale di Città di Castello. Da 23 anni la cosa si ripete: da quando è stato chiuso senza alcun progetto concreto e realistico di riutilizzo e di ristrutturazione, l’edificio langue in un inarrestabile degrado, monumento dell’incapacità politica di chi si è succeduto al potere comunale e regionale dal 2000 ad ora. 

Oggetto di mirabolanti promesse elettorali, buone solo ad acchiappare consensi, e svanite non appena ottenuta la rielezione, l'edificio sta cadendo a pezzi; oggi un consigliere ne denuncia il degrado e un altro annuncia una nuova Commissione, con una destra spaccata sulle proposte da perseguire: chi vuole il pugno duro con la regione, e chi invece mette in guardia il sindaco sulle pessime ripercussioni. Peccato che nessuno abbia presentato un progetto o fatto concretamente qualcosa quando poteva, essendo in maggioranza. 

Nel frattempo si è persa l’occasione delle occasioni, lasciando che i fondi del PNRR venissero impegnati senza che né l'amministrazione di Città di Castello, né i consiglieri e la Giunta regionale presentassero un progetto che potesse realmente recuperare e restituire alla città un luogo centralissimo e dalle grandi potenzialità. Quello che manca in città è, ad esempio, una “cittadella” dei giovani, degli studi e dell’incontro tra generazioni, con servizi molteplici rivolti a vari segmenti della popolazione, con spazi di aggregazione ma anche di allenamento, di produzione multimediale, artistica e culturale, di fruizione musicale di livello, con aree da poter dare in gestione anche a soggetti privati e del terzo settore. Sarebbe un nuovo centro nevralgico, perfetto anche per rilanciare la vitalità del centro storico. 

E invece, l’ex ospedale sta diventando ogni giorno di più un pericolo per i cittadini, perchè una qualunque parte potrebbe staccarsi e colpire qualcuno, o qualcosa, che si trovasse malauguratamente nei paraggi. Quindi, innanzitutto, dopo ventitré anni di chiacchiere, chi di dovere imponga un sopralluogo nella struttura di proprietà regionale, in parte pericolante, e provveda a prendere i necessari provvedimenti di chiusura dell’area circostante, se si dovesse prefigurare, come appare possibile, un pericolo reale per l'incolumità. Esistono leggi che impongono la messa in sicurezza di un bene, se pericoloso. Nel frattempo, senza indulgere troppo con le autoassoluzioni e lo scaricabarile, ma anzi condividendo le responsabilità politiche e amministrative, i governanti comunali e regionali si incontrino velocemente per concordare un progetto serio e reale e lo presentino: di chiacchiere questa città ne ha sentite anche troppe. 

 Arcaleni, Castello Cambia

 

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