PERUGIA - “La Giunta regionale dell’Umbria chiarisca come vorrà affrontare emergenze come quella di Gubbio, visto che dispositivi a biomasse di identica e superiore potenza stanno già fiorendo ovunque, causando problemi alla qualità della vita delle famiglie che ne subiscono la presenza”. Lo chiedono, con una interrogazione di cui annunciano la presentazione, i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle, Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari.

Nell’atto ispettivo, Liberati e Carbonari spiegano che “nel novembre 2017 la Regione ha approvato la Strategia energetico ambientale regionale (Sear) 2014-2020, che prevede anche il sostegno agli impianti industriali a biomasse che, come noto, presentano varie criticità. Un sostegno, peraltro, che negli scorsi anni è stato anche di tipo economico, con incentivi regionali all’acquisto, oltre quelli previsti dallo Stato come Conto Energia: ma le rinnovabili, com'è noto, non sono tutte uguali. Infatti in materia di biomasse, la Sear raccomanda solo 'attenzione e cautela per le aree critiche' mentre invece servirebbero rigorose zone di esclusione (oltre quelle vincolate) e dettagliati Piani di qualità dell'aria”.

I consiglieri di opposizioni rimarcano che “la combustione industriale delle biomasse legnose rappresenta una sicura questione ambientale, sprigionando numerose sostanze tossiche, quali benzene, formaldeide, Ipa, ma anche liberano eventuali pesticidi e fitofarmaci assorbiti, nonché diossine, polveri fini e ultrafini (PM 10 da 100 a 400 volte superiori a quelli immessi da impianti a GPL/metano), e che i relativi fumi sono stati qualificati dallo Iarc quali cancerogeni per l’uomo”.

Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari rilevano che “esistono questioni aperte un po’ ovunque in Umbria: a Città della Pieve c’è un impattante impianto, collocato oltretutto in area di interesse archeologico, mentre a Gubbio, come evidenziato dal comitato di Monteluiano, già sotto pressione per la presenza di industrie insalubri di classe uno (cementerie), è stato installato un impianto da kW 49 che, quotidianamente, oltre a recare disagi enormi ai residenti, provoca comprovate difficoltà respiratorie, mal di gola, bruciore agli occhi, cefalee, nausee, laringiti, prurito, stando ai numerosi referti post-visita al Pronto Soccorso. Si tratta – evidenziano i consiglieri - di emissioni di polveri legno e segatura derivanti anche dalla cippatura, tanto da imporre pure agli stessi proprietari dell’impianto a biomasse la pulizia costante del vicino impianto fotovoltaico che insiste nella stessa azienda, come dimostrato da numerose foto. Un altro vicino impianto da 100 kWe produce insopportabili emissioni sonore. Proprio al riguardo, una recente sentenza del Tar Umbria ha ricordato come pure un impianto di potenza inferiore a kW 50 necessiti del titolo abilitativo ambientale, ‘se produttivo, come nella fattispecie, di emissioni in atmosfera’. Tutto ciò mentre in località San Marco di Gubbio va avanti un’altra istanza per un impianto di cogenerazione a cippato di legno, altrettanto contestato da residenti, comitati e associazioni”. 

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