Dozzini sulla scuola
Così Giovanni Dozzini in un post su Facebook
Il guaio non è rinviare la riapertura delle scuole a due giorni dalla data prevista. Lo ha fatto Johnson che è un leader saldo, lo può fare Conte che è un dead man walking, per carità.
Il guaio è assecondare gli umori delle masse e delle miopi classi dirigenti, e non adottare l'unico dei principi possibili, e cioè prendere il Paese europeo in cui le cose stanno andando peggio e adottare misure appena meno dure delle sue, perché questa pandemia ci ha insegnato, fin dal principio, che quel che oggi accade in un posto presto o tardi accadrà anche in un altro, in tutti gli altri. Prima il Covid pareva un problema solo cinese, poi solo italiano, poi abbiamo visto com'è andata.
Quindi, ovunque, servirebbero governi in grado di prendersi la responsabilità di dire ai cittadini che al momento occorre attaccarsi al cazzo, se non vogliamo che questa situazione duri fino al 2030. Purtroppo la politica ha paura di pronunciare queste parole, 'occorre - attaccarsi - al - cazzo', perché il consenso viene sempre prima di tutto, e il consenso dura già poco di suo, e perché i grandi gruppi di potere pretendono che la barca continui a navigare, e se qualcuno si mette di traverso arriva Renzi, o chi per lui, a far saltare il banco per apparecchiarlo a beneficio di qualcuno più fedele alla linea. Il dicembre criminale che ci siamo lasciati alle spalle riduce al minimo ogni margine di manovra, è stato un suicidio assistito che fa comodo a tutti dimenticare già. Se volevamo mandare i nostri figli a scuola dopodomani dovevamo accettare rinunce che non abbiamo nemmeno preso in considerazione di poter accettare.
E ora ripetiamolo tutti insieme: occorre attaccarsi al cazzo.
Ancora per un bel po'.
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