Dibattito profondo e appassionato, a Perugia nella Sala Conti della Cgil, al confronto organizzato dall’Associazione Umbria Left – Officina per il futuro”, sul tema “Cent’Anni dopo – Lavoro e Automazione". Un dibattito, introdotta da Stefano Vinti, punto di riferimento della sinistra umbra, che è servito anche a presentare il 46° numero della rivista “Alternative per il Socialismo”, diretta da Fausto Bertinotti, questa volta appunto tutta dedicata al tema oggetto dell’incontro.

Nella sua introduzione Stefano Vinti ha messo sul piatto tutta una serie di temi di grande attualità, dai caratteri che ha assunto la globalizzazione spina dalla tecnologia all’impatto che questa sta avendo per il mondo del lavoro, alla difficoltà della sinistra di mettere in campo una piattaforma adeguata non a contrastare l’avanzamento tecnologico, ma a farlo diventare un elemento di crescita democratica e civile, di come all’interno della rivoluzione digitale garantire i diritti dei lavoratori e molto altro ancora. Insomma, per Vinti la rivoluzione tecnologica in atto non è un male in sé, anzi potrebbe aprire nuovi spazi di crescita democratica, civile e sociale, ma il problema è che il governo di questi processi appare, sulla scia del turbocapitalismo, assolutamente insufficiente, con il risultato che la speranza del paradiso si trasforma in un inferno lastricato di crescita intollerabile delle disuguaglianze, abbassamento continuo dei diritti del lavoro e quindi della sua dignità attraverso una precarizzazione permanente e crescente che tende ormai a travolgere fasce crescenti del mondo del lavoro, restrizione degli spazi di democrazia perché il turbocapitalismo non tollera nulla che non sia funzionale ai suoi interessi, tsunami verso tutto un tessuto di piccole e medie imprese, impoverimento della qualità economica e sociale di interi territori. Infine, Vinti è entrato nelle questioni specifiche dell’Italia e dell’Umbria, che in questi decenni appaiono sempre più come il vaso di coccio, subendo un grave declino. E soprattutto l’Umbria, che all’interno del declino italiano presenta una situazione di particolare gravità.

Vinti, ed era questo lo scopo dell’incontro, ha invitato a una lettura condivisa dei fenomeni in atto, perché senza una lettura condivisa la sinistra non riuscirà a mettere in campo un’azione, di breve e di lungo periodo, che riesca a mettere al centro i suoi valori: democrazia, dignità del lavoro, diritti, pace, uguaglianza, attenzione alle fasce deboli. E questo sia a livello geopolitico globale che nelle realtà territoriali.

Ecco una sintesi degli interventi dei relatori

Alfonso Gianni, ‘anima’ della rivista “Alternativa per il socialismo” e una vita a sinistra per garantire i diritti del mondo del lavoro, una democrazia partecipata e spazi di crescita economica e sociale con particolare attenzione al tema delle disuguaglianze, ha tracciato un quadro molto ampio, evidenziando i movimento economici e – correlati – quelli geopolitici mondiali, dove l’asse della crescita si sposta sempre di più verso l’Oriente e dove l’Occidente mostra chiari segni di difficoltà. I capisaldi del mondo occidentale, compresa la struttura di difesa dei diritti che, su questa linea, vengono gravemente e progressivamente smantellati. Per Gianni quello che viene definito “il secolo americano” è ormai al tramonto e in questo tramonto il turbocapitalismo mostra il volto della sua arroganza e spregiudicatezza.

Gianni si è poi soffermato sulla crisi degli Stati nazionali, all’interno dei quali – pur con accenti e livelli diversi – nei decenni scorsi è stato costruito un sistema sociale ed economico in cui il welfare ha assunto un’importanza cruciale, evidenziando come ormai l’andare delle cose passa sopra la loro testa. In questo quadro ha invitato però a porre attenzione al fatto di non limitarsi a dare voce al crescente disagio di masse crescenti, ma a precise battaglie a tutti i livelli con obiettivi chiari. E qui, tra i vari argomenti trattati, ha indicato la battaglia contro il Job Act e quella per le pensioni, come appropriazione da parte dei lavoratori del diritto di vita dicendo basta al continuo aumento dell’età pensionabile e alla precarizzazione del lavoro come risposta ai nuovi criteri della competizione mondiale e continentale.

In conclusione, uno sguardo largo, un’analisi penetrante per arrivare a individuare dei punti cruciali su cui mettere in campo un’azione politica e sociale efficace e concreta.

Giuseppe Castellini Il giornalista economico Giuseppe Castellini ha presentato tutta una serie di dati economici tratti dai rapporti di Mediacom043, di cui è responsabile del settore datajournalis, da cui si evince il grave declino dell’Italia e dell’Umbria a partire dal 2000. Castellini ha in particolare, riprendendo i temi sollevati da Thomas Piketty nel suo fortunato libro ‘Il capitalismo nel XXI secolo’, evidenziato come i livelli di disuguaglianza siano tornati ai tempi della ‘Belle Epoque’, e che il problema sta nel fatto che sono stati di fatto smantellati quei presidi normativi, sia a livello di Stati nazionali che a livello globale, che garantivano una distribuzione della ricchezza più equa. “Il turbocapitalimo – ha detto – prometteva che lasciando del tutto liberi quelli che Keynes chiamava gli ‘animal spirits’ del capitalismo la marea della ricchezza si sarebbe alzata e questo avrebbe sollevato tutte le barche, mentre non è stato e non è così. Per alcuni la marea ha alzato la barca, per altri l’ha travolta”. Da qui, riprendendo la lezione di Luigi Einaudi, la necessità di una tassa sul capitale, a cominciare dal ripristino di quella sulle successioni (lasciando una soglia esente fino a 1, 2 milioni di euro), proprio per impostare una dinamica della resa delle rendite in linea con la crescita del Pil, e non superiore come avviene ormai costantemente da oltre 30 anni a questa parte e che, paradossalmente, riducendo la quota del fatturato che va a salari e stipendi diminuisce la spinta delle imprese a innovare. Insomma, le contraddizioni del turbocapitalismo si sono scaricate su un unico fattore produttivo: il lavoro, compreso quello di tanti piccoli e medi imprenditori. In questo senso, ha concluso Castellini, una tassa sul capitale è anche una spinta all’innovazione da parte delle imprese, come ben insegna Einaudi.

Mario Bravi, responsabile regionale dell’Ires Cgil, che è l’Ufficio studi della Cgil, ha preso le mosse dagli interventi precedenti per tracciare, anche attraverso i numerosi rapporti che l’Ires Cgil sta producendo, la necessità di una serie di azioni che la sinistra deve mettere in campo per invertire l’andare delle cose, che stanno travolgendo interi pezzi di società sfibrando il tessuto democratico, economico, civile e sociale. I dati dell’Ires Cgil da questo punto di vista sono illuminanti. Sull’Umbria Bravi ha chiesto un deciso cambio di rotta alla Regione, attraverso il rilancio del dialogo con le forze sociali e quindi di una nuova concertazione che elabori una piattaforma che indichi la strada da seguire con atti concreti e mettendo al centro l’obiettivo dell’aumento dell’occupazione e delle retribuzioni, il cui languire ha inceppato tutti i meccanismi del mercato interno, come dimostrano i dati sull’inflazione e come dice la stessa Banca centrale europea. Bravi ha poi stigmatizzato il fastidio con cui la Regione accoglie i dati economici che dimostrano il grave declino dell’Umbria, che ormai quando perde perde più della media e quando cresce lo fa meno della media, tanto che dal 2000 ad oggi la sua distanza dalla media nazionale è drammaticamente aumentata. Il decisionismo, ha detto Bravi, quando è ‘cieco’ produce mostri e quindi la sinistra deve rilanciare con forza una piattaforma che incalzi le istituzioni e le altre forze sociali. “I tempi – ha concluso – sono stramaturi”.

Giuseppe Mattioli. Il rappresentante della ‘Sinistra per Perugia’ ha parlato in particolare delle vertenze Perugina e Ast, oltre che delle molte altre che stanno caratterizzando il panorama economico e sociale della regione, indicandone i tratti distintivi e l’importanza, a seconda del loro punto di caduta, per le caratteristiche economiche e sociali della regione e quindi del suo futuro. Un’analisi molto penetrante, a tratti assai critica con l’atteggiamento tenuto nei confronti delle due multinazionali, la Nestlè e l’Ast. Due vertenze, insomma, da leggere bene, ben al di là del contendere, cruciali per Perugia e l’Umbria di domani, dei suoi livelli di benessere economico e dei livelli di coesione sociali e tenuta democratica.

Al termine delle relazioni si è svolto un ampio dibattito, a volte anche con toni polemici, che ha dimostrato come ancora ci siano da approfondire molte questioni per arrivare a sinistra a un’analisi condivisa, premessa fondamentale – come aveva ricordato Vinti nell’introduzione – per un’azione politica e sociale efficace.

Condividi