ROMA- Al primo affondo la riforma della legge elettorale è morta. A cantare il de profundis della modifica del sistema di voto è il relatore del provvedimento, Emanuele Fiano, dopo una mattinata convulsa con i franchi tiratori in azione che di fatto hanno affossato il provvedimento frutto del “patto scellerato” fra Pd-Fi-M5s-Lega.
Quanto è accaduto ha dato il via ad un feroce scambio di accuse fra gli ex complici che si sono rimpallati la responsabilità.
A fare discutere è stata soprattutto la 'prova foto' esibita dal Pd perché nel tabellone dell’aula anziché l’indicazione “voto segreto” era comparsa la dicitura “voto palese” ad accrescere la confusione.
Roberto Fico ha immediatamente tentato di allontanare i sospetti dal M5s, che- ha affermato, “ ha votato compatto", ma i Dem non ci hanno creduto ed hanno convocato immediatamente una segreteria per riprendersi dal colpo ricevuto. "Abbiamo chiarissima l'operazione del M5s - ha detto il capogruppo Ettore Rosato - che ha voluto far fallire la legge elettorale. Ne prendiamo atto, bastava che lo dicessero subito che non sono capaci di mantenere la parola data. Sul blog avevano detto che la legge andava bene e invece l'hanno fatta cadere su una cosa che non c'entra niente".
Ora, ha aggiunto Rosato, "faremo una valutazione politica e istituzionale dopo di che assumeremo le nostre decisioni". "La legge elettorale è morta, ha preso mestamente atto il relatore della riforma elettorale Emanuele Fiano, anch’esso (Pd).

Il Pd inconsolabile ha comunque chiesto in aula, tramite sempre il suo capogruppo, il rinvio in commissione della legge elettorale e su questo dovrà ora esprimersi la stessa Assemblea con un altro voto.

Intanto la Borsa di Milano ha salutato la bocciatura della legge accelerando dopo stop aalla riforma - Trainata dalle banche, Piazza Affari è resciuta dell'1,6% a 21.066 punti, facendo meglio delle altre Borse europee che, comunque, si stanno rafforzando. Il listino milanese ha cominciato ad accelerare intorno a mezzogiorno, quando in Parlamento ha cominciato a delinearsi lo stop al provvedimento con conseguente allontanamento della prospettiva di elezioni anticipate.

 

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