Un incontro tra generazioni per approfondire, capire e raccontare il passaggio di testimone tra i grandi partiti della tradizione popolare e progressista del Paese, dal Pci al Pd. È quello che hanno organizzato, nel pomeriggio di oggi, i dem ternani nell’ultimo degli “Appuntamenti con L’Unità” che da settembre infittiscono l’agenda politica della città. “100 anni dopo, qual è l’eredità del Pci?” il titolo dell’evento, tenutosi nella sala Blu di palazzo Gazzoli.
Ospite d’onore Gianni Cuperlo, intervistato da Giulia Piccioni, della segreteria comunale, Michele Di Girolamo, della segreteria provinciale, Luca Serantoni, segretario cittadino dei Gd e Valentina Persichetti, anche lei della giovanile ternana, moderati da Paolo Raffaelli. A fare gli onori di casa il segretario comunale Pierluigi Spinelli, che non ha mancato di riaccendere i riflettori sui fatti di sabato a Roma, stigmatizzando “ogni forma di fascismo”, perché “il fascismo non è un’idea, non è un’opinione, non è un movimento, ma è un reato”.

Dal palco un messaggio di solidarietà alla Cgil e l’impegno a ritrovarsi in piazza, sabato, a difesa della democrazia e della Costituzione, insieme a un invito al sindaco Latini a dare un segnale di solidarietà che fino ad ora è gravemente mancato in ogni forma e in ogni sede. Per i giovani e per Cuperlo l’iniziativa ha rappresentato un ricco momento di confronto sulla cultura politica del ‘900 e sulla sinistra alla prova di nuove sfide. Rivolgendo lo sguardo a 100 anni fa e alla storia del Pci, “non c’è nostalgia - secondo Cuperlo - c’è il sentirsi orfani di qualcosa che sarebbe dovuto arrivare e non è arrivato. È un sentimento più critico.

Quel partito e quella tradizione hanno avuto meriti eccezionali ma hanno conosciuto errori gravi”. La dialettica rappresenta, per Cuperlo, uno degli elementi più importanti che avrebbe la pena recuperare: “Una dialettica più sincera ci avrebbe consentito negli ultimi di evitare molti scivoloni”. Insieme a una interlocuzione più profonda con i soggetti sociali, che non sono elementi quantitativi funzionali alla costruzione del consenso, ma gruppi riconoscibili e riconosciuti: non si può ridurre l’identità di un partito ai suoi strumenti di comunicazione, ma serve coltivare la sua capacità di guardare la parte che si vuole rappresentare nella sua sostanza. “Se ripenso alla storia di quella parte della sinistra in cui mi sono formato - ha sottolineato Cuperlo - direi questo: a lungo abbiamo avuto il soggetto ma non abbiamo avuto il governo; dopo, a lungo, abbiamo avuto il governo ma non abbiamo avuto il soggetto. Il divorzio tra questi elementi non ha fatto del bene”. Un monito, per il Pd e per la politica: “è necessario ritrovare la connessione tra il pensiero politico e l’azione politica. La politica non può essere solo speculazione e non può essere solo pragmatismo”

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