Il crollo ha diversi padri Ora Javier deve far chiarezza
di Elio Clero Bertoldi
C'è poco da Ryder: stavolta Mato(s) l'ha fatto proprio Grosso, l'errore. Già sarebbe stato grave che a commetterlo fosse stato un esordiente, uno dei "Formisano boy's", ma che lo abbia posto in atto un giocatore maturo e con un "pedigree" come quello del brasiliano, risulta uno svarione pesantissimo.
La società dovrà punire, magari con una multa salata il giocatore che ha costretto i suoi compagni a disputare una gara, significativa e delicata, in dieci per ben 78'. Lo scopo della sanzione economica ? Colpirne uno per educarne cento.
La Waterloo col Rimini è imputabile, per larga parte, alle proteste che Matos ha indirizzato al direttore di gara. Pare che il giocatore neghi di aver pronunciato termini ingiuriosi, tuttavia che l'arbitro abbia avuto un "surplus" di udito (il "deficit" alla vista lo hanno notato quasi tutti) non sembra comprensibile e condivisibile. Il verbale del giudice sportivo illuminerà, si spera, questa vicenda.
Il crollo interno con i romagnoli, tuttavia, deve rappresentare un campanello d'allarme, non solo per il gruppo fatto di tecnici e giocatori, ma pure per la società. Forse come Cicerone la nuova dirigenza dovrà indirizzare ai propri Catilina (leggi: lo staff tecnico e la rosa) il famoso: "Fino a quando abuserai della nostra pazienza?".
Nessun osservatore avveduto si aspettava che con un colpo di bacchetta ed in quattro balletti, le macerie lasciate dalla proprietà passata, potessero venir trasformate in un palazzo arioso, spazioso, elegante, magari arricchito con tanto di bugnato sulla facciata. Ma uno straccio di casetta abitabile e salùbre, "parva sed apta" (piccola, ma idonea) questo sì.
Ritengono Javier ed i suoi collaboratori che questo gruppo, precipitato nella zona più calda della classifica, possa almeno salvarsi e superare quella che si profilava come una stagione di pura transizione?
Se la risposta si orienta sul sì, il club potrà tirare ancora avanti, sperando in un colpo di fortuna, ma anche addossandosi responsabilità dirette; altrimenti dovrà assumere decisioni trancianti, magari dolorose ma adeguata a troncare, decisamente, ogni legame con il passato.
Fuori dai denti: spazzare via i ruderi e chiamare un capomastro che sappia dove e come mettere le mani su una rosa che - a meno di ricorrere agli svincolati (con tutti i rischi che questo genere di operazioni comportano) - deve rimanere quanto meno sino a gennaio, se non oltre. Per i motivi, come tutti sanno, legati alla transazione del debito con l'Agenzia delle Entrate.
Una terza via, allo stato delle cose, non sembra profilarsi.
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