PERUGIA - La Fisascat Cisl Umbria chiede alla Regione di riconoscere economicamente l’attività svolta dagli operatori socio sanitari dipendenti dalle Cooperative sociali che in questo delicato periodo hanno garantito, non senza sacrifici e difficoltà,  il mantenimento dei livelli di assistenza.

Stiamo parlando dei tanti addetti ed addette che con la loro professionalità hanno garantito l’assistenza e la cura agli ospiti delle Residenze Assistite, continuando a svolgere quell’attività sociale che in Umbria ormai da decenni è garantita dalla cooperazione sociale. Stiamo parlando di zone ad alto rischio e che a livello nazionale sono state oggetto prima di casi di contagio fuori controllo e poi di inchieste giudiziarie.

Le retribuzioni e le tutele di questi lavoratori sono più deboli, ma la professionalità, la dedizione e il senso di responsabilità degli addetti è di altissimo livello.

Dall’inizio dell’emergenza queste figure hanno continuato la loro opera mettendo a rischio la loro incolumità, vista la carenza di dispositivi di protezione individuale. Nonostante ciò le Cooperative che operano nel settore hanno autonomamente messo in atto quelle contro misure che hanno salvaguardato ospiti e personale. In Umbria sono state una vera eccellenza. 

Così come si è giustamente pensato a monetizzare l’attività dei dipendenti della Sanità, chiamati a svolgere un servizio altamente rischioso, riteniamo opportuno che la stessa attenzione venga prestata al personale socio sanitario.

Dobbiamo però purtroppo segnalare che la Regione Umbria ha un atteggiamento diverso, infatti oltre a non porsi il problema che stiamo ora sollevando, continua ad ignorare l’accordo sottoscritto il 21 aprile (che da applicazione all’Art.48) del decreto Cura Italia e alla DGR 232 della Regione Umbria scorso con ANCI Umbria, centrali cooperative e organizzazioni sindacali.

L’accordo prevedeva che i servizi di welfare sospesi a causa del COVID-19 sarebbero stati rimodulati dalle cooperative sociali e integralmente pagati dalle Aziende USL e i lavoratori del settore sociale, anziché ricorrere all’utilizzo degli ammortizzatori sociali, avrebbero continuato a lavorare e ad essere regolarmente pagati. Questo protocollo però – cosi come denunciato da cooperative e sindacati – non è applicato dalla Regione Umbria danneggiando i lavoratori e mettendo in una situazione di crisi le imprese cooperative.

Quindi con tale decisione, non pagando i servizi rimodulati, la Regione Umbria risparmia risorse economiche, in quanto gli operatori vengono posti in cassa integrazione ( e quindi pagati dallo Stato).

Riteniamo sconcertante tale atteggiamento e chiediamo con forza il rispetto dell’accordo sottoscritto unitariamente il 21 Aprile, inoltre rivendichiamo per gli operatori che hanno svolto regolarmente il loro servizio la stessa attenzione che la Regione ha riservato agli Operatori Pubblici che in questa difficile situazione hanno garantito alla la salute e la sicurezza della popolazione umbra.

Fisascat Cisl Umbria

Condividi