PERUGIA -  “Pur avendo avuto la possibilità di disciplinare, attraverso specifiche deroghe regionali, le modalità stabilite dal Governo nella cosiddetta Fase 2, rispetto allo svolgimento e alla ripresa delle attività economiche, produttive e sociali, e alla mobilità interregionale, la Giunta regionale ha scelto di attenersi pedissequamente alle sole disposizioni nazionali, dimostrando, ancora una volta, un immobilismo e una scarsa propensione a comprendere i fabbisogni dei diversi settori produttivi e le specificità dei singoli territori dell’Umbria”: è quanto sostiene Simona Meloni (Pd-vice presidente Assemblea legislativa).

“Sulla base del Decreto legge del 16 maggio 2020 n.33 - ricorda Meloni - il Governo ha stabilito testualmente che: ‘in relazione all’andamento della situazione epidemiologica sul territorio, la singola Regione, informando contestualmente il Ministro della Salute, può introdurre misure derogatorie, ampliative o restrittive, rispetto a quelle disposte a livello statale’, riteniamo che considerati gli attuali livelli di contagio - sottolinea Meloni - l’Umbria avrebbe potuto permettersi di osare di più, mettendo in campo alcuni accorgimenti utili alla ripresa delle attività economiche, specie nei settori più colpiti come quelli della ristorazione e del turismo”.

“Questo è il rammarico che mi è stato rappresentato da molti operatori – aggiunge la consigliera Dem - per aver perso un’occasione importante di chiarezza anche rispetto ai tempi e alle modalità di apertura. Questa ostinazione a non fornire disposizioni o protocolli regionali non sappiamo se sia dovuta ad un eccesso di cautela rispetto all’evolversi dell’emergenza sanitaria, o alla mera incapacità di assumersi delle responsabilità e dare soluzioni ai cittadini umbri”.

“Tra il 15 e il 17 maggio la maggior parte delle Regioni italiane - spiega - proprio sulla base dello schema nazionale, hanno prontamente approvato misure specifiche per sostenere ed agevolare la ripartenza di operatori turistici, imprenditori, associazioni di categoria, professionisti, attività commerciali, tenendo conto delle peculiarità delle vocazioni di ogni singolo territorio. L’Emilia Romagna in primis, ma anche Veneto, Abruzzo, Toscana, Marche, Campania e Friuli Venezia Giulia – continua - hanno stabilito un piano dettagliato per la ripartenza quasi come un vestito tagliato su misura per le proprie esigenze e specificità”.

“Spiace constatare - conclude Meloni - che in Umbria siamo passati dalle mirabolanti dichiarazioni della Giunta regionale per attivare ripartenze anticipate, per poi vedere gli stessi fare copia e incolla con le disposizioni approvate dal tanto vituperato Governo nazionale. In questo caso più che una contraddizione sembra quasi una sindrome di Stoccolma”.

 

 

 

 

 

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