In Umbria 8mila occupati di cui 600 persone svantaggiate. Servizi erogati a 70mila cittadini - Tra le varie c’è l’aumento della retribuzione e l’applicazione del tariffario regionale

(AVInews) – Perugia, 1 lug. – “Sono 250 le cooperative che formano il complesso della cooperazione sociale in Umbria, con una produzione di valore aggregato che si aggira sui 250 milioni di euro e 8mila lavoratori occupati a vario titolo, con una presenza non secondaria, purtroppo, di precari, a tempo determinato e a orario ridotto, di cui 600 persone svantaggiate”. Queste le parole di Stefano Vinti, rappresentante dell’associazione culturale UmbriaLeft, che analizza la situazione della cooperazione sociale in Umbria. “La cooperazione sociale in Umbria – spiega Vinti – entra in contatto quotidianamente con 70mila cittadini che usufruiscono dei servizi erogati; da qui la sua straordinaria importanza per la tenuta sociale della nostra regione. Il movimento della cooperazione sociale umbra ha avanzato alcune richieste alla Regione, ai Comuni e alle due Provincie, che appaiono di buon senso e del tutto condivisibili, come l’adeguamento dei contratti in essere alle nuove retribuzioni dei lavoratori, aumentate a regime del 5,98 per cento; l’applicazione del Tariffario regionale; l’applicazione dell’indice Istat per tutti i servizi a retta; l’applicazione di quanto previsto dall’articolo 95 del Codice dei contratti superando la logica del ‘massimo ribasso’ nelle gare a fornitura di servizi ad alta intensità di lavoro; applicazione del Codice dei contratti che prevede appalti per le imprese che inseriscono al lavoro almeno il 30 per cento di lavoratori svantaggiati”.

“Superare i fattori di criticità – conclude Vinti – è la condizione indispensabile per salvaguardare i livelli occupazionali degli operatori sociali e dei lavoratori svantaggiati occupati nelle cooperative di inserimento lavorativo nonché la tenuta della rete dei servizi dello stato sociale regionale. Sostenere queste richieste è semplicemente una posizione di civiltà”.

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