PERUGIA - “Il sequestro della E45 da parte della Procura di Arezzo e la conseguente chiusura dell’unica arteria non autostradale che collega l’Umbria all’Emilia Romagna in assenza di vie secondarie alternative produrranno effetti devastanti per il tessuto imprenditoriale regionale oltre che per la popolazione”.

E’ questo il grido d’allarme lanciato da Confcooperative Umbria tramite il suo Segretario regionale, Lorenzo Mariani, che ha espresso profonda preoccupazione per “le conseguenze che dureranno per anni e ricadranno non solo sulle imprese dell'Alto Tevere, storicamente ancorate all'economia della Romagna, ma in tutte le imprese produttive e della logistica della regione, che dovranno necessariamente ridisegnare le proprie direttrici con indubbie difficoltà e aggravio dei costi. Rischiamo di trovarci di fronte ad un nuovo “terremoto”, anche se in altra zona della regione, con ricadute economiche gravissime”.

In queste ore sono state molte le cooperative che operano nella zona rivoltesi all’organismo regionale, presieduto da Andrea Fora, per chiedere con forza di interessarsi alla problematica attraverso i canali istituzionali. “La Situazione della E45 – aggiunge Mariani - è sotto gli occhi di tutti da 30 anni: mi domando dove fosse lo Stato in questo lungo lasso di tempo, e quando parlo di Stato intendo tutte le istituzioni: dai governi nazionali che si sono succeduti agli enti gestori della rete stradale, alla magistratura e via di seguito. L'incuria dei piloni e nella manutenzione stradale di un'arteria di tale importanza non può essere attenzionata solo per fare qualche esempio da un tartuficoltore o da un pescatore o da un cittadino che per lavoro attraversa quei viadotti, ma oggetto di controllo e manutenzione quotidiano da parte di chi questa via così cruciale la gestisce”.

Confcooperative Umbria ci va giù duro: “Da oggi la nostra regione è sempre più isolata e lo sarà per diverso tempo: come faranno a resistere imprese già provate da una situazione economica che stenta terribilmente a riprendere? Difficile, al momento, quantificare la quota di PIL che impatterà questa situazione, ma siamo certi che non sarà di poco conto per il tessuto produttivo della nostra regione. In questi giorni siamo stati contattati da imprese cooperative di tutta la regione e di tutti i comparti i cui presidenti ci hanno manifestato le loro difficoltà. Aumenteranno i costi per le imprese, i disagi e i costi per i cittadini, sia in termini di viabilità sia in termini di costo dei prodotti: pensiamo ai prodotti freschi e freschissimi come il pescato o l'ortofrutta. Pensiamo alle imprese della logistica e della distribuzione che dovranno rivedere completamente la mappatura dei loro stabilimenti sui quali magari sono stati effettuati importanti investimenti negli ultimi anni. Pensiamo, infine, agli operatori turistici umbri che subiranno inevitabilmente le conseguenze di una regione sempre più isolata con direttrici alternative che saranno sempre più congestione”.

Da qui l’appello finale: “Va aperto subito un tavolo di confronto con il Governo regionale e con l’Anas per affrontare la situazione e valutare i rimedi. Un’idea? Risistemare e riaprire il vecchio “Verghereto”: sarebbe già qualcosa…”

 

 

 

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