PERUGIA - "I centri antiviolenza di Perugia e Terni non possono e non devono chiudere”: ad affermarlo in una nota è la Cgil dell’Umbria che accoglie “con grande preoccupazione e sconcerto” l’allarme lanciato dall’associazione Libera…mente Donna, che gestisce le due strutture preposte ad accogliere e accompagnare le donne vittime di violenza in percorsi di emancipazione e riscatto. “L’importanza del servizio svolto dai centri è testimoniata dai numeri delle donne che hanno trovato in queste strutture un punto d’appoggio fondamentale per uscire dalla violenza subita - afferma Barbara Mischianti, segretaria regionale della Cgil dell’Umbria - Parliamo di centinaia di donne, spesso con i loro figli, che senza i centri non avrebbero avuto quell’assistenza, altamente professionalizzata, che in queste situazioni drammatiche fa la differenza”. Ora, c’è da far fronte prima di tutto al rischio di interruzione del servizio, paventato dalle operatrici se non arriveranno entro i prossimi giorni le risorse necessarie ad affrontare le spese basilari (cibo, utenze, stipendi delle operatrici, etc.): “Bisogna che gli uffici preposti di Regione e Comuni procedano immediatamente - afferma Mischianti - prima che le ferie di agosto arrivino a complicare le cose. Ma più in generale, crediamo che non si possa continuare in una situazione di totale incertezza dei finanziamenti, con progetti di breve respiro che non danno la possibilità ai centri di fare un minimo di programmazione e affidamento sulle risorse future. La violenza sulle donne - conclude Mischianti - è un fenomeno drammaticamente esteso, purtroppo anche nella nostra regione, per cui c’è bisogno di individuare risorse strutturali e certe per tutti i centri antiviolenza. Come Cgil sosterremo di certo tutte le iniziative che Libera…mente Donna e le lavoratrici dei centri decideranno di mettere in atto”. 

 

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