di Elio Clero Bertoldi
PERUGIA - Ilario Castagner riposerà riposerà nel cimitero monumentale del capoluogo umbro tra i personaggi illustri e, in particolare, accanto al pittore futurista Gerardo Dottori ed al professor Tullio Seppilli, intellettuale di vaglia, docente di antropologia.
Merita il tecnico del "Perugia dei Miracoli" il posto che gli é stato riconosciuto ed assegnato dal Comune tra le figure di spicco della città, nella quale arrivò giovane calciatore (attaccante) negli anni Sessanta e nella quale mise su famiglia (sposando la perugina Liliana Monacchia). Sotto la sua guida, infatti, il Perugia salì nella massima categoria e vi rimase fino a cogliere l'imbattibilità nel massimo torneo, risultato che, mai nessuno, sino ad allora, era riuscito ad ottenere.
Non solo. Castagner (cognome tronco e con l'accento sull'ultima vocale, anche se molti perugini e persino addetti ai lavori lo pronunciano come una parola sdrucciola) é stato pure un innovatore del calcio della sua epoca. Aveva, infatti, approfondito la conoscenza del calcio olandese - allora in grande spolvero con Neeskens e Cruiyff, tra gli altri - e quando fu presentato quale allenatore biancorosso all'Hotel Brufani, annunciò - tra lo scetticismo di molti - che al Santa Giuliana sarebbero sbocciati i ...tulipani. Cioè il calcio totale. Onorò la promessa. Non solo: introdusse tra i primi il concetto del "falso nueve" prima con il maratoneta Paolo Sollier, poi con il più tecnico Walter Alfredo Novellino, rispolverando una idea dell'allenatore magiaro Bela Guttmann, che utilizzò in quel ruolo, nel dopoguerra, nell'epoca d'oro della Honved, il celeberrimo Ferenc Puskas. Attribuire il merito del "falso nueve" a Bep Guardiola significa non conoscere la storia del calcio.
Adottò, in aggiunta, Castagner il rombo di centrocampo, trasformando una squadra di provincia e di calciatori la maggior parte dei quali sconosciuti, in una macchina ben oliata che soltanto per una serie di circostanze sfavorevoli (a cominciare dall'infortunio di Franco Vannini: gamba spezzata nel corso di una partita con l'Inter per il fallo inqualificabile di un nerazzurro) non poté conquistare lo scudetto (i grifoni si piazzarono al secondo posto: vicecampioni d'Italia alle spalle del Milan di Gianni Rivera).
Non fosse stato per quei due-tre elementi biancorossi che si lasciarono abbindolare (ah, il richiamo di mammona) dal calcio scommesse (il Totonero) - delitto consumato nel ritiro di Vietri sul Mare alla vigilia di un Avellino-Perugia del 30 dicembre 1979, mentre il tecnico aveva lasciato la sede del ritiro, invitato a mangiare gustose mozzarelle di bufala (resterà un suo cruccio) - chissà per quanto tempo ancora Perugia avrebbe veleggiato nel massimo campionato e quali risultati avrebbero raggiunto i colori biancorossi!
I successi del Perugia consentirono alla città di farsi conoscere in Italia e fuori. Anche sotto questo profilo il contributo di Castagner, del club e dei suoi giocatori, si é rivelato decisivo.
Questi exploit calcistici si riverberarono sulla economia della città (in quella fase storica particolarmente attiva) e sulla società nel suo complesso. Persino nel mondo della stampa scritta e parlata. Se diversi giornalisti, dall'anonimato della provincia, hanno potuto scalare, negli anni, i gradini della professione non soltanto nello sport, lo devono in parte - oltre che alle loro qualità - anche al traino esercitato dal glorioso cammino della squadra di calcio, che contribuì a porli in luce.
Tra gli aneddoti poco noti che riguardano l'allenatore del Perugia, la sua passione per la pesca subacquea. D'estate prediligeva la vacanza a Baia Sardinia dove, con un amico del luogo, si immergeva nelle acque del Tirreno cacciando, con la fiocina: le cernie rappresentavano la sua preda preferita.
Il suo destino avrebbe potuto relegarlo al ruolo di un dipendente comunale, perché aveva dovuto interrompere la carriera di calciatore, a soli 29 anni, per un brutto infortunio al ginocchio: aveva fatto domanda, dopo aver conseguito il titolo di geometra, per essere assunto a palazzo dei Priori. Per sua fortuna, e per quella della sua città di elezione (era nato a Vittorio Veneto il 18 dicembre 1940), imboccò invece la carriera di allenatore. 
E tale resterà, quale icona difficilmente imitabile, nella memoria storica di Perugia e dei perugini.

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