Caro Presidente Conte,
nei giorni passati, abbiamo più volte manifestato la nostra volontà di votare per il M5S. Le ragioni di questa scelta sono depositate nei nostri post di fb e in molti nostri commenti, e, con più articolazione, nelle recenti “Confessioni di un elettore” redatte da uno di noi e postate su facebook.
Una scelta sofferta, perché apparentemente sembrerebbe contraddire la nostra intera storia personale, che è saldamente collocata nel campo della sinistra storica, a partire dal PCI, fino ad arrivare al PD (lasciato all’indomani della sua autoconsegna nelle mani infelici e distruttive del renzismo), e, infine, ad Articolo Uno. 
Una scelta sofferta, dicevamo, nella quale ha prevalso la razionalità di voler perseguire, a ogni costo - anche a rischio di una incomprensione nelle comunità politiche che abbiamo frequentato – la possibilità che in questo benedetto paese possa dispiegarsi, all’indomani del 25 settembre, una prospettiva che unifichi il campo progressista, su basi del tutto nuove e con classi dirigenti del tutto rinnovate.
Sta qui la sintesi della scelta, che vediamo condivisa da una consistente parte di compagne e compagni con i quali ci accomuna una del tutto analoga storia.
Mettiamo, dunque, nelle sue mani e nella sua azione politica un carico di responsabilità di non poco conto. La scelta di votare il M5S e di premiare la sua Leadership non è né irreversibile, né frutto di tatticismo, ma seria e importante. Abbiamo soppesato, a riguardo, due elementi fondamentali: la rappresentatività delle proposte in campo rispetto alle nostre personali convinzioni; e, quindi, la credibilità delle persone che incarnano la proposta politica.  No, non tutto corrisponde, ma ci sentiamo di poter dire che, allo stato delle cose, la scelta è ricaduta sulla parte giusta.
Ma c’è un di più: la nostra scelta è anche un premio a un tentativo, faticoso quanto complicato, di portare a compimento una maturazione istituzionale di un movimento politico, senza snaturarsi del tutto (come, ahimé, avvenuto, nelle comunità nelle quali abbiamo militato); sfrondando gli inutili eccessi di un anti-sistemismo isterico (quello, per capirci, che vi ha portato a sostenere un taglio della rappresentanza senza la garanzia di una modifica ai meccanismi elettorali), per mantenere saldo il nucleo di innovazione nella pratica politica che ha contraddistinto il Movimento nella gestione della partecipazione dei propri iscritti, dell’assunzione delle decisioni, e, infine, nell’approccio alle istituzioni stesse. 
Una storia e un percorso pieni di contraddizioni, che sono evident, a noi del tutto note. Ma che, se mantenuto saldo nelle sue invarianti fondamentali, potrà fare sicuramente del bene alla democrazia di questo paese, oltre che funzionare da esempio per il campo della sinistra, tutta, indistintamente. 
Non esistono voti utili, com’è noto; questa è un’invenzione farlocca di sistemi elettorali nati per ridurre la partecipazione democratica, scoraggiarla, persino danneggiarla. Esistono scelte e affidamenti, fatti, nel nostro caso, nemmeno sulla base di una speranza, ma sulle condizioni effettive alle quali questa scelta deve maturare. Il 26 settembre, Presidente Conte, avrà anche la responsabilità di portare nel suo paniere elettorale scelte come la nostra. Ma se saprà mantenere fede all’impegno di costruire quell’alleanza di cui ha parlato al termine del suo mandato di Presidente del Consiglio da quel palchetto di Piazza Montecitorio, il nostro voto non le sarà d’impaccio. E la nostra scelta tornerà ad essere dettata, non solo dalla convinzione razionale che la anima oggi, ma anche dalla speranza di poter vedere un paese avviato sulla strada della giustizia sociale, e la nostra democrazia su quella di una rinnovata partecipazione popolare. E, last but not least, la sinistra di questo paese finalmente ricondotta nell’alveo della naturale rappresentanza delle persone più deboli e dei lavoratori.
Pina Fasciani (Bologna)
Giorgio Piccarreta (Roma)
Alfredo Morganti (Roma)
 

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