Elio Clero Bertoldi

PERUGIA - La tela, ritrovata a Migliano di Marsciano, da Amilcare Conti, copia di cui non si conosceva l’esistenza della Deposizione di Raffaello, é stata restaurata dalla Cbc ed ha recuperato i vivaci colori e tutta la sua potente bellezza, anche se non é ancora noto né l’autore, né il committente. La professoressa Laura Teza ha ipotizzato - aggiungendo subito che l’idea va approfondita e studiata scientificamente - che il committente potrebbe essere il marchese Giovanni Antonio Monaldi Baldeschi, fratello del cardinale Benedetto, che aveva da poco acquisito il feudo di Migliano.

Teza, nella sua conferenza tenuta a Torgiano, ha ricordato come la città di Perugia fosse rimasta impressionata e fortemente contrariata dal “ratto” della Deposizione di Raffaello, commissionata da Atalanta Baglioni dopo l’uccisione del figlio Grifonetto, coinvolto nella congiura delle “nozze di sangue”, nell’estate del 1500 e come anima di questa rivolta morale fosse stato Cesare Crispolti, canonico della cattedrale, nella cui cappella di famiglia, in San Francesco al Prato, il Pantheon dei perugini, l’opera raffaellesca era custodita. In realtà furono frati francescani, sotto le pressioni insistenti del cardinale Scipione Borghese (particolarmente spregiudicato nell'ottenere quello che voleva anche violando le leggi, non solo quelle etiche), ad essere costretti a “regalare” al principe della chiesa (e nipote del papa Paolo V) la “divinissima pittura” (definizione del Vasari). Il fatto che il trasloco dell’opera fosse avvenuto di nascosto e di notte, tra il 18 e il 19 marzo del 1608, lascia capire come tutti si rendessero conto dello "schiaffo" che la perdita della tavola avrebbe rappresentato per la città. Le reazioni furono durissime, ma il cardinale - che aveva studiato e si era laureato a Perugia in giurisprudenza - non solo era nipote del pontefice, ma anche suo segretario particolare e capo della curia romana. Contrastare un simile personaggio, influentissimo e ricchissimo (tra gli "acquisti" per la sua collazione anche le opere del Caravaggio) si capì subito che sarebbe stato impossibile, per cui lo stesso Crispolti fu costretto a fare marcia indietro, inchinandosi al sopruso, con una untuosa lettera di scuse. Poche settimane dopo il canonico morì di crepacuore, lui che, collezionista e principe dell’accademia musicale perugina, aveva aperto il palazzo di famiglia, in cui custodiva molte opere d’arte, ai concittadini. Da allora la tavola di Raffaello é custodita nella Galleria Borghese. Al resto del mondo non rimasero  che copie, alcune di bella fattura, come quelle del Cavalier d’Arpino, del Penni, dell’Alfani, del Salvi e tra le altre, quella più tarda, riscoperta a Migliano.

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