CAPODANNO RAI, LA BUFALA INVOLONTARIA
di Fabrizio Marcucci
«Capodanno Rai porta il sold out negli alberghi» era il titolo di una delle notizie riportate in prima pagina dal Corriere dell’Umbria nell’edizione del 27 dicembre 2022. All’interno, nell’articolo «Capodanno Rai, alberghi pieni a Perugia», si leggeva che «si veleggia verso un Capodanno con una media regionale che va oltre il 90 per cento di occupazione delle stanze», e la considerazione che ne conseguiva era che «a trainare il Capodanno c’è in testa senz’altro il maxi evento della Rai a Perugia con il concertone condotto da Amadeus in piazza».
Il lettore sarebbe così portato a ritenere che l’evento della Rai è un bene in sé. E ciò incontra anche un certo tipo di senso comune, secondo cui un evento di questo tipo non può che fare bene in termini di turismo. Il fatto è che non si sa qual è la fonte da cui arriva il dato del 90 per cento delle camere occupate, e non si capisce bene neanche come un evento che si tiene a Perugia – sempre ammesso che dovesse favorire l’arrivo di turisti nel capoluogo di regione – dovrebbe favorire l’occupazione del 90 per cento delle camere anche negli alberghi di Terni o di Gubbio. Ma non è questo il punto. Nell’articolo si leggevano anche i commenti di persone che vengono definite “addetti ai lavori”. Tutti confermavano che l’evento della Rai è un traino per il turismo. Stefano Chiesa, direttore dell’hotel Brufani di Perugia, di cui si citava un’intervista rilasciata a Retesole, spiegava che «il concertone porta l’Umbria su tutte le cronache nazionali con una visibilità che travalica i confini nazionali». Matteo Fortunati, presidente di Assoturismo, ringraziava «l’ottimo lavoro svolto dalla promozione della Regione e da Sviluppumbria con il concerto di Perugia che funziona da forte attrattore turistico».
Nei giorni precedenti all’articolo del 27 dicembre pubblicato dal Corriere dell’Umbria, il Tgr aveva messo in onda un servizio dal titolo «Umbria meta di Natale» in cui oltre a decantare le virtù benefiche del concertone che la Rai trasmetterà in diretta da piazza IV Novembre la sera del 31 dicembre, veniva intervistato il presidente di Federalberghi Umbria, Simone Fittuccia, che dichiarava che «L’anno che verrà (il titolo della trasmissione della Rai, ndr) ha esaurito le camere d’albergo sul territorio ed è trainante anche per gli altri territori perché le disponibilità si stanno cercando anche in altri territori».
Tutti d’accordo, quindi. Il cerchio si chiude. La trasmissione della Rai per ospitare la quale la Regione ha speso un milione di euro e i Comuni di Terni (l’anno scorso) e di Perugia (quest’anno) hanno investito diverse centinaia di migliaia di euro, è un catalizzatore di turismo, sia per i mesi che verranno sia qui e ora in coincidenza con l’evento. La cosa è auto-evidente, tanto che non la si sottopone ad alcuna verifica. Ne consegue una vera e propria narrazione, che è quella di una Regione che investe bene per promuovere grandi eventi di questo tipo che sono un balsamo benefico per il turismo e quindi per l’economia tout court.
Ma quanto c’è di reale in tutto questo? Sugli effetti benefici dell’evento in regione a medio e lungo termine ci siamo già soffermati a partire dai dati dell’Osservatorio sul turismo. E non pare ce ne siano. Per quanto riguarda gli effetti qui e ora, può essere utile andare a rileggere il Corriere dell’Umbria del 31 dicembre 2019, quando L’anno che verrà sarebbe stato trasmesso da Potenza e l’Umbria «con il 95 per cento delle camere», secondo un’indagine di Assoturismo-Confesercenti, si leggeva a pagina 7, era la terza regione in Italia per occupazione delle strutture. Quell’anno, si leggeva, «Gubbio, Orvieto, Assisi e Spoleto registrano il 100 per cento delle presenze. A Perugia il centro storico si avvicina al sold out». Anche quella volta parlava il direttore del Brufani che diceva «per il fine anno siamo al completo».
Nel 2019 insomma, le cose andavano addirittura un po’ meglio rispetto a oggi: 95 per cento di camere occupate, secondo l’indagine di un’associazione di categoria, contro il 90 per cento attuale secondo un dato di cui non viene rivelata la fonte; Perugia centro al sold out e interi comprensori col pienone. Eppure L’Anno che verrà veniva ospitato a centinaia di chilometri di distanza.
È del tutto evidente che non si può dire quindi che il turismo a Capodanno in Umbria lo porterà Amadeus. Ma perché molta opinione pubblica e molti addetti ai lavori ne sono invece convinti? Qui si possono fare delle ipotesi. Primo: c’è un pezzo di classe dirigente che deve fare i conti con il potere politico ed è portato a decantarne le lodi anche quando le lodi sono infondate, come in questo caso. Secondo: c’è una stampa che risente del senso comune che essa stessa giudica preponderante e punta a offrire a telespettatori e lettori ciò che si presume essi vogliano leggere o sentirsi dire. Da qui nascono quelle che si potrebbero definire bufale involontarie. E ciò non fa altro che rafforzare tendenze anche quando le tendenze non sono giustificate da dati di fatto. E porta alla prevalenza delle opinioni (per di più infondate) sui fatti. E questi sono problemi. Seri. Che vanno al di là di Amadeus e dell’Anno che verrà, e costano anche più delle centinaia di migliaia di euro che la Regione e i due comuni capoluogo hanno investito su un evento di cui si cantano meriti che non ha.
Pubblicato da Cronacheumbre.it
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