di Elio Clero Bertoldi
PERUGIA - Anche se pochi lo sanno (purtroppo) sabato si gioca non solo il preliminare dei play off per salire in A, ma anche il derby del Risorgimento. 
Brescia e Perugia, infatti, sono due tra le nove città italiane - le altre sono Milano, Como, Roma, Torino, Palermo, Messina, Catania - ad essere state dichiarate benemerite del Risorgimento e insignite della medaglia d'oro dall'allora Regno d'Italia. La città lombarda per le sue dieci giornate del 1849 contro l'esercito austro-ungarico; quella umbra per la (vana) resistenza del 20 giugno del 1859, quando un esercito papalino di duemila uomini, bene armati (anche con i cannoni) dilagò entro le mura, profittando anche del fatto che ben 800 giovani perugini da qualche mese fossero al nord impegnati nelle guerre di Indipendenza e seminò strage anche di civili. 
Ai miei tempi il Risorgimento veniva fatto studiare di brutto non solo con la storia, ma anche con la letteratura: Giosué Carducci e Aleardo Aleardi con le loro poesie a ricordo degli eroi bresciani (Carlo Zima, Tito Speri). Perugia non ebbe cantori di peso e i nomi dei morti per la libertà non li rammenta nessuno o quasi. I primi due caduti al Frontone furono Pietro Cestellini di Ponte San Giovanni e Vincenzo Meniconi di Ponte Felcino: due giovani artigiani del contado, saliti dai Ponti coni loro schioppi da caccia.. Col sangue di questi perugini, la città si guadagnò la medaglia d'oro che, nelle cerimonie ufficiali del Comune, viene posta in alto, sul Gonfalone impugnato e scortato dai vigili urbani.
Se i dirigenti, i tecnici, i giocatori biancorossi leggessero (ma mi illudo) queste poche righe, saprebbero in quale città sono approdati (con la storia che affonda tra i villanoviani, gli etruschi, i romani su su fino alle testimonianze medioevali, al libero Comuni, alla Libertà d'Italia, agli assedi subiti ed alle battaglie combattute e avrebbero un motivo in più per cercare di vincere il confronto. 
Ed anche le polemiche per i pochi biglietti (1.029, tutti venduti) avrebbero poco senso. Proprio il Risorgimento insegna che con mille uomini Giuseppe Garibaldi conquistò l'intero sud d'Italia. I forti, quando scendono in campo, non si contano e non si curano del numero degli avversari. Pensano soltanto a come superarli. Alvini ed i suoi, poi, hanno ottenuto più successi in trasferta che in casa.
Nella squadra di Massimiliano Alvini restano in piedi ancora i problemi per Rosi, Matos e Lisi, mentre alcuni altri giocatori, anche se non al meglio, dovrebbero essere recuperati (come Dell'Orco, Ghion, Curado, Kouan, Santoro).
 

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