C’è un filo rosso che lega il 25 aprile al il primo maggio: il lavoro, ma soprattutto i lavoratori.

La “Resistenza”, culminata con l’insurrezione del 25 aprile, aveva come ideali portanti l’emancipazione di tutti i cittadini, la democrazia, intesa come partecipazione diretta alle gestione della cosa pubblica dei lavoratori; il principio dell’uguaglianza; la libertà; il riconoscimento e la tutela dei diritti civili e sociali.

Non a caso la nostra Carta Costituzionale, nata da quella storica ed epica lotta di Liberazione, fonda il suo valore etico sul lavoro, in quanto è attraverso il lavoro che l’uomo conquista la propria dignità ed assicura il proprio futuro per sé e per la propria famiglia. Per questo individua i lavoratori come la classe fondamentale per la salvaguardia e la tutela dei diritti conquistati con la guerra Partigiana.

Questa condizione di progresso, che sembrava definitivamente acquisita, anche attraverso le lotte sindacali e politiche del primo dopoguerra che ne chiedevano l’attuazione pratica (Costituzione incompiuta), oggi è solo un ricordo del passato. Di fatto la costituzione materiale annulla quella che per legge è ancora solo formalmente in vigore e che vogliono stravolgere. I tentativi sono stati numerosi e saranno ancora numerosi.

Questa a me sembra la situazione e questa non è la sede per analizzare e storicizzare le cause, ma certamente la sinistra politica, in tutte le sue variegate espressioni e soggettività, e il sindacato hanno delle gravi responsabilità. Prenderne coscienza per progettare un nuovo inizio è un dovere di tutti i soggetti (politici, culturali, movimenti) che oggi si affacciano sulla scena politica e che in qualche modo si richiamano culturalmente ed idealmente ai valori della Resistenza e del Primo Maggio.

La festa del Primo Maggio ricorda le battaglie operaie, in particolare quelle volte alla conquista di un diritto ben preciso: l’orario di lavoro quotidiano fissato in 8 ore.

In questa moderna dittatura del capitale, il reddito da lavoro si è fortemente ridotto. A farne le spese sono i lavoratori, sempre più precari e con un pressoché azzeramento dei diritti. Lo sfruttamento è tornato a livelli disumani.

A tutto questo non è più sufficiente un’indignazione, è necessaria una forte mobilitazione di lotta per ridare dignità al lavoro, ma soprattutto ai lavoratori, che contrariamente a quanto si pensa sono numerosi ed in carne ed ossa.

Non è sfruttato solo il lavoro salariato, ma anche quello autonomo. Esercenti, liberi professionisti, artigiani. Tutti assoggetti agli interessi del profitto delle grandi corporazioni economiche-finanziarie, che detengono il potere e che governano questa ingiusta e disumana globalizzazione iperliberista.

La Lista Perugia città in comune rivendica una drastica riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. L’innovazione tecnologica elimina il lavoro vivo aumentando la produttività e questo aumento della ricchezza, oggi divisa fra una élite di mega miliardari, è giusto ridistribuirla con chi la crea, con chi la produce: i lavoratori. Come, Perugia città in comune, sostiene la necessità di fissare un salario minimo orario per tutti i lavoratori attraverso una apposita legge del Parlamento. Ecco perché il Primo Maggio è la nostra festa.

“La sinistra”, “Perugia città in comune”, saranno presenti a tutte le iniziative che si svolgeranno sul territorio comunale, sindacali e politiche, di questo giorno storico che è alle origini del movimento operaio e che rappresenta il simbolo di una società dove i lavoratori rappresentano ancora il soggetto sociale della trasformazione e del progresso. Anche se nella nostra società c’è una sostanziale divisione, dove le contraddizioni nascono non solo dalle conflittualità materiali, ma anche da questioni immateriali come lo sfruttamento del lavoro intellettuale e della finanziarizzazione dell’economia che supera nettamente quello manuale, oltre a quelle di genere ed ecologica.

Anche nella nostra città è aumentata a dismisura la precarietà del lavoro, la dequalificazione, la riduzione dei diritti dei lavoratori e allo stesso tempo è aumentata la disoccupazione. Una seria di crisi aziendali hanno ridotto la capacità produttiva ed industriale della città nella più totale inerzia della giunta Romizi e nella inefficacia dell’azione del centro sinistra e del M5S. Emblematica è a questo proposito la vicenda della Perugina in costante calo dei volumi produttivi e dei livelli occupazionali, facendo apparire le istituzioni locali dei semplici comprimari delle politiche decise dalla Nestlé. A questo indirizzo la lista Perugia città in comune dice basta. È ora di ridare dignità e valore, anche a Perugia, al lavoro

Buon Primo Maggio a tutti quindi, con la consapevolezza che le istanze di democrazia, di libertà e di uguaglianza sono ancora le istanze di base per costruire una società alternativa

Katia Bellillo
Candidata Sindaca
Perugia Città in Comune

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