ASSISI - Sono state cinque le medaglie d’onore consegnate ad altrettanti umbri quale riconoscimento per i "cittadini italiani, militari e civili deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l'economia di guerra, ai quali, se militari, era stato negato lo status di prigioniero di guerra, e ai familiari dei deceduti, che abbiano titolo per presentare l'istanza di riconoscimento dello stato di lavoratore coatto".

A ricevere il prestigioso riconoscimento sono stati Amedeo Faloci, nato a Montone nel 1927 e i familiari di Guido Casagrande, nato a Gubbio nel 1916, Agostino Conocchia, nato a Montefalco nel 1921, Guglielmo Iezza, nato a Castellamare di Stabia nel 1920 e Domenico Macellari, nato a Tarquinia nel 1912.
La consegna è avvenuta nel corso della cerimonia ufficiale della Prefettura di Perugia, tenuta in occasione della Giorno della Memoria al “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944”, nel Vescovado-Santuario della Spogliazione.
Hanno partecipato il prefetto Claudio Sgaraglia, la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, il sindaco di Assisi, Stefania Proietti e le massime autorità civili e militari. Presente anche la Provincia di Perugia con il proprio rappresentante Federico Masciolini. Hanno partecipato anche gli studenti della scuola secondaria di primo grado Frate Francesco di Assisi.
Nel corso dell’incontro il sindaco Proietti ha annunciato l’iniziativa presa insieme al “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944” di conferire la cittadinanza onoraria per la pace ai tredici sopravvissuti ai campi di sterminio nazista e ancora oggi in vita.
Mentre il vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino ha mostrato il romanzo intitolato “Gli abitanti del Castelletto”. Il libro inedito, scritto da una bambina ebrea che allora aveva solo dieci anni, ed ora vive a Gerusalemme, Mirjam Viterbi Ben Horin, rifugiata ad Assisi con la sua famiglia, è uscito proprio in questo giorni e sarà presentato lunedì 10 febbraio alla presenza della presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello e del giornalista del Tg1, Ignazio Ingrao.

 

 

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