L’assemblea nazionale dei Comitati convocata dal Coordinamento per la
Democrazia Costituzionale il 14 novembre 2020 ha confermato
l’impostazione del documento del direttivo nazionale e in particolare ha
condiviso la valutazione che l’esito del referendum non ha affatto stabilizzato
la situazione. Per questo è necessaria un’ampia riflessione sul dopo
referendum del 20/21 settembre, per indicare obiettivi e impegni di lavoro.
La discussione nei Comitati locali ha indicato priorità e contributi. Nel corso
dei lavori dell’Assemblea nazionale sono intervenuti esponenti delle
associazioni che si sono impegnate nella campagna referendaria e in
particolare il Presidente emerito dell’Anpi Carlo Smuraglia, la Presidente
dell’Arci Francesca Chiavacci, il Presidente della Fondazione Einaudi
Giuseppe Benedetto, Il senatore Tommaso Nannicini promotore con altri 70
del referendum, Jacopo Ricci Presidente di Nostra. Questi interventi
confermano l’importanza di una apertura a rapporti più stretti con
associazioni, comitati, altre soggettività che possono contribuire alla
realizzazione degli obiettivi.
Come hanno sottolineato diversi interventi e documenti pervenuti come quello
dei comitati toscani, il principale pericolo appare oggi la cd ‘autonomia
regionale differenziata’, che proprio le drammatiche conseguenze della
pandemia che stiamo vivendo dovrebbero rendere improponibile. L’istituzione
regionale si è allontanata dal modello costituzionale, organizzandosi in forma
iper-presidenziale e sostanzialmente autoritaria, come dimostra, ad esempio,
il sistema elettorale toscano.Incrementare ulteriormente le competenze
regionali con un procedimento di fatto irreversibile, oltre a ampliare la
distanza fra i cittadini in base alla loro residenza, limiterebbe ulteriormente la
loro partecipazione ai processi decisionali per scelte che toccano la loro vita

in ogni campo ed in specie in servizi pubblici essenziali quali quelli socio-
sanitari, scolastici, ecc.
Per questo l’assemblea nazionale ha deciso di prendere una forte iniziativa
insieme ad altre associazioni, comitati, ecc. per chiedere anzitutto che il
disegno di legge-quadro Boccia non venga collegato alla sessione
parlamentare di bilancio (che potrebbe portare a tempi e modalità di
approvazione tali da non consentire un esame attento del merito) e che
governo e parlamento si impegnino ad ascoltare, in audizione, le opinioni
delle associazioni, compresa la nostra, e di esperti.
Per di più la legge-quadro non potrebbe impedire che leggi approvate
successivamenteai sensi dell’art. 116, co. 3, sulla base di intesa con le
regioni, modifichino in modo irreversibile le regole previste dalla stessa legge
quadro.
Per quanto riguarda la legge elettorale è evidente che gli impegni ad
approvarla rapidamente erano solo propaganda elettorale. Le ulteriori
modifiche della Costituzione sono impantanate e la discussione sulla legge
elettorale è rinviata, almeno a metà 2021. Una nuova legge elettorale
proporzionale con la possibilità di scegliere direttamente gli eletti è una
premessa importante per ridare centralità e rappresentatività al ruolo del
parlamento.
L’assemblea ha ribadito l’urgenza di una nuova legge elettorale, che superi
definitivamente il Rosatellum nella versione voluta da Calderoli/Lega, tanto
più necessaria alla luce della riduzione dei parlamentari e che come hanno
sottolineato molti comitati territoriali (Napoli, Emilia Romagna, Lombardia,
ecc.) deve essere una legge elettorale proporzionale, comprendente un
collegio unico nazionale, senza sbarramenti, senza liste bloccate e
pluricandidature, tale da consentire agli elettori di scegliere direttamente i loro
rappresentanti.
I comitati lombardi hanno inoltre proposto di promuovere e sostenere una
campagna di ricorsi alla Magistratura per accertare se la legge elettorale
attuale rispetti la rappresentatività delle assemblee prescritta dalla
Costituzione come elemento essenziale del sistema democratico, e tenga nel
debito conto le sentenze 1/2014 e 35/2017 della Corte Costituzionale.
Impegno che l’Assemblea ha fatto proprio.
Il Coordinamento deve darsi una migliore organizzazione, per confermare ed
accrescere le garanzie di incisività e autonomia, fondate sulla partecipazione
volontaria e senza rimborsi.

Sono state individuate alcune linee di fondo: adesione al Coordinamento con
mail che consentirà di aggiornare le mailing list e le conseguenti informazioni
e convocazioni; versamento al Cdc di un minimo di 20 euro come conferma
dell’adesione e contributo alle spese necessarieper la comunicazione e altre
attività indispensabili.
Il Consiglio direttivo verrà convocato entro metà dicembre per modifiche
statutarie e adeguamento degli organi del Coordinamento.
Oltre alle iniziative citate verranno organizzati seminari di approfondimento
su alcune materie di grande rilievo: autonomia differenziata partendo dalla
sanità, dalla scuola e dalle modifiche al titolo V; superamento dei decreti
Salvini, salvataggi e gestione della questione migranti; strumenti ed iniziative
di politica economica innovative, indispensabili per superare la grave crisi
sociale ed economica seguita alla pandemia; diritti del lavoro e occupazione;
attuazione dell’articolo 49 della Costituzione, che concerne il ruolo e la vita
democratica dei partiti; riflessione sull’uso attuale dell’articolo 138 e proposte
per bloccare stravolgimenti della Costituzione. I seminari saranno anche
occasione per allargare il confronto con esponenti politici e istituzioni.
In conclusione l’assemblea convocata dal Coordinamento ha espresso
grande preoccupazione per il pericolo che la pandemia provochi un’ulteriore
frattura tra paese e istituzioni, ed esasperi disuguaglianze già profonde. Una
parte dell’Italia rischia di cadere nella povertà, di essere emarginata,
rischiando nuove fratture tra generazioni, tra territori, e nuove emarginazioni
che accrescerebbero la distanza dalle istituzioni rappresentative che non
sapessero rispondere con politiche adeguate.
La nostra difesa della centralità del parlamento partiva da questa
preoccupazione. Guai ad ignorare rabbia e disperazione. Alla fine della
pandemia il potere decisionale potrebbe essere concentrato in poche mani e
la subalternità del popolo, che dovrebbe essere sovrano, diventerebbe
sempre più profonda e disperata. Questo richiede più che mai tutto il nostro
impegno politico e civile e la nostra iniziativa.

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