Il voto ci restituisce un’Italia diversa, nella sua geografia politica e negli attori che andranno a interpretare la nuova fase. Non voglio parlare di ondata populista o xenofoba. Non mi unisco alla critica al popolo. L’elettore è sovrano. E ci ha detto chiaramente alcune cose. Chi non vuole vederle non avrà la capacità di ripartire. Forza Italia e il Pd che sono stati l’architrave della precedente stagione e dovevano esserlo della futura, escono drasticamente ridimensionate. I partiti tradizionali emarginati nell’agone politico. Il nuovo asse della legislatura sarà costituito da Lega e M5S.

Parto dalla Lega perchè Salvini tiene il punto della coalizione di cdx. Ha egemonizzato quel campo, che non è molto lontano dalla maggioranza. Ho la sensazione che il presidente della Repubblica partirà da questo punto. E credo che il cdx la maggioranza in parlamento possa ottenerla, grazie a qualche transfugo 5 Stelle ed alcuni servi renziani (nella logica del servo vince sempre il miglior offerente). Inoltre Berlusconi ne esce talmente male che non avrà neppure la forza per virare su altre figure di stampo leghista come Maroni e Zaia.

Se questa maggioranza non dovesse esserci l’altro interlocutore non può che essere Di Maio. Qui vedremo se il M5S vorrà impegnare il proprio consenso, come si richiede ad una forza centrale dello schema politico, nella formazione di un governo. Nel 2013 non fu così. In questo caso c’è bisogno della politica e di un accordo di governo. Non della lista dei ministri. Di certo me la sento di escludere un accordo con il Pd. Comporterebbe un drastico calo di consensi per il M5S. Il dialogo possibile non può che essere con la Lega, in questo caso subalterna.

Capitolo Pd: Ad essere sincero non sono stupito della bocciatura del Partito di Renzi. In questi anni non c’è stata l’umiltà di aprire una discussione a fronte delle sconfitte accumulate e alla luce dell’evidente calo di consensi. La trasformazione in un indistinto soggetto politico, che ha liquidato una cultura politica e smarrito una funzione nella società. Con l’unico assillo del governo. La verità è che senza un popolo di riferimento non sei in grado a parlare al resto della società. In questi anni la destra è stata inseguita e rinvigorita. Il Movimento 5 Stelle sfidato sul terreno dell’antipolitica, legittimandolo e rafforzandolo. In questi anni di governo il Pd ha avuto la possibilità di cambiare questo paese. Ha lasciato macerie. Generato fratture, nel mondo del lavoro, tra generazioni, nella società. La società ha risposto, con ancora più rabbia per l’Italia che gli è stata raccontata. Da ultimo la legge elettorale dal Pd concepito ha fatto il resto. In più una campagna elettorale all’insegna del voto utile, per schiacciare leu, ha schiacciato il pd, nel bipolarismo destra - 5S. Renzi non ha perso occasione per dire che un voto a noi era un voto alla Lega. Risulta così convincente che hanno votato direttamente la Lega. Un derby a sinistra che esisteva solo nella nostra testa, gli elettori avevano deciso da tempo. Altro che divisioni che fanno vincere la destra!

Capitolo sinistra:
Il risultato di Leu è chiaramente deludente. Eravamo consapevoli dell’arduo compito, degli errori, del poco tempo a disposizione, delle difficoltà di far transitare il nostro messaggio. Inoltre, la leadership, la composizione delle liste, una campagna elettorale condotta male, non ci hanno aiutato. Abbiamo cercato di andare a riprendere un popolo che non ne voleva proprio sentire di noi. Che da tempo si era allontanato dal Pd e aveva scelto Movimento 5 Stelle e Lega. L’Unità col nostro popolo non possiamo ricostruirla in occasione della tornata elettorale. Paghiamo scelte tardive. La frattura più profonda si era consumata sul Jobs Act. Lì, sul lavoro, dovevamo avere il coraggio di ricostruire una connessione sentimentale. Inoltre c’è un tema ineludibile. La sconfitta della Sinistra comincia trent’anni fa. Renzi non è che il prodotto di quella sconfitta. Una penosa conseguenza. E allora gli interpreti che guidano il progetto di Liberi e Uguali non possono essere coloro che hanno aperto per primi quelle crepe tra la sinistra e la sua base sociale. Dopodiché non ho reticenza ad ammettere che la generazione post pci pds ds sia di gran lunga migliore rispetto a coloro che sono venuti dopo o a coloro che scalpitano nel campo della Sinistra per farsi largo.

Pap: Non ho mai parlato di Potere al Popolo in questa campagna elettorale. Non li ho mai ritenuti degli avversari, contrariamente a quanto fatto da loro. Vedere ieri sera l’esultanza della loro portavoce per il risultato delle elezioni mi ha profondamente imbarazzato. Spero che i tanti compagni che ho là dentro e con cui spero di avviare quanto prima un proficuo dialogo, abbiano speso qualche parola di buon senso tra di loro.

Ne emerge un’Italia diversa. Un’Italia che ha scelto di chiudere una stagione. Un messaggio chiaro a Renzi e Berlusconi. Ma un messaggio chiaro anche alla sinistra storica. Cambia lo schema politico, cambieranno i partiti, cambieranno gli attori. Certamente si interrompe un filo rosso che legava una storia, quella della Sinistra maggioritaria, che ha provato con uno scatto d’orgoglio a rialzarsi tra le macerie del centrosinistra.

Forse per ripartire c’è davvero bisogno di toccare il fondo. Ecco questo è proprio il momento per ricostruirla questa sinistra. La sinistra del futuro. Su nuove basi, nuovi schemi, nuovi linguaggi. Un profondo lavoro di rialfabetizzazione. Azzerando tutto, partiti e classi dirigenti, nazionali, regionali e locali. Pd, leu, chiunque voglia essere della partita per rifondare la Sinistra nuova. Ripartire da zero. Con un passo indietro da parte di chi ha guidato la stagione appena conclusa. Altrimenti ricostruire una prospettiva credibile, ancorata ad un popolo, con una visione del futuro non sarà possibile.

P.s. Permettetemi un cenno alla mia Umbria. Anche qui, è cambiato uno schema politico. Al capolinea un modello di governo, su cui gli elettori si sono espressi piuttosto chiaramente. Mentre L’Umbria economicamente si aggancia al mezzogiorno, elettoralmente è un’appendice del nord, come le Marche (dove i 5stelle sono più forti). La sottile linea rossa, che divide il nord leghista dal sud pentastellato, non passa per l’Umbria, dove la crisi morde più forte. Continuare a far finta di niente significa essere incapaci o complici. Anche qui da noi, come sopra, ripartiamo dall’anno zero. Con un bagno di umiltà da parte di tutti e un sussulto di dignità da parte di chi guida la Regione e il maggior partito di governo.

Andrea Mazzoni

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