È morto Emanuele Macaluso: l'ex senatore e giornalista era nato a Caltanissetta il 21 marzo del 1924. È stato parlamentare per quasi trent'anni, dal 1963 al 1992, e fu inoltre direttore de L’Unità. Nel Pci era componente della corrente cosiddetta "migliorista" con Giorgio Napolitano, attivo per riconoscere "le ragioni del socialismo". Macaluso era stato molto critico con il Pd: "Nato da una fusione a freddo, senza spinta popolare e un disegno politico nella società".  Il 1 maggio del 1947 fu tra i testimoni della strage di Portella della Ginestra quando il bandito Salvatore Giuliano sparò contro la folla uccidendo 11 lavoratori e ferendone molti altri.

Tra i vari incarichi da lui ricoperti anche quello di segretario regionale del Partito comunista, predecessore di Pio La Torre. Al Pci si era iscritto in clandestinità nel 1941, a 15 anni, prima della caduta del regime fascista. Quindi iniziò come deputato regionale siciliano dieci anni dopo. Nel 1956 entrò nel comitato centrale per poi passare nella direzione nazionale del PCI (1960) e nella segreteria politica nel 1963, prima con Palmiro Togliatti, poi con Luigi Longo ed Enrico Berlinguer. Diresse la sezione di organizzazione del Pci, la stampa e la propaganda e successivamente del Mezzogiorno. Eletto deputato nel 1963, nel 1976 venne passò in Senato, mantenendo l’incarico parlamentare fino al 1992.

Emanuele Macaluso è stato per molto tempo membro degli organismi dirigenti del Partito Comunista Italiano (anche nella segreteria di Enrico Berlinguer). Con la sua corrente riformista, si è impegnato per riconoscere “le ragioni del socialismo”, per superare la traumatica scissione di Livorno del 21 gennaio 1921, quando la frazione comunista di Amadeo Bordiga, Antonio Gramsci e Umberto Terracini abbandonò il congresso del Psi. Negli anni Ottanta, insieme a Giorgio Napolitano e Gerardo Chiaromonte, Macaluso iniziò una riflessione politico-culturale, conosciuta con il termine di “migliorismo”: teorizzava il possibile miglioramento dall’interno del capitalismo attraverso una serie di graduali riforme e praticando una politica socialdemocratica che privilegiasse il dialogo con il Psi. Dopo la svolta della Bolognina aderì al Pds.

Le sue critiche hanno attraversato tutta la classe dirigente del Partito Democratico: “L’obiettivo fondamentale di D’Alema, Fassino, Veltroni e tutti gli altri era portare al governo una forza che non c’era mai stata, senza avere un disegno politico nella società. Ma un partito che non si ponga questo problema non può fare argine alla destra”, ha detto. Mentre Matteo Renzi era stato definito come un “problema serio”: “Si vanta di aver distrutto il M5S e invece ha anticipato molte cose dei grillini, dalla questione dei privilegi dei parlamentari, alle polemiche contro le istituzioni. È arrivato persino a togliere la bandiera europea e non ha mai creduto nel Pse. Infatti incontrò il leader dei Ciudadanos spagnoli, quelli che fecero l’accordo con la destra contro i socialisti. Renzi non sa cosa sia la sinistra, mentre Zingaretti lo sa”.

Emanuele Macaluso dal 1982 al 1986 ha diretto L’Unità, innovando il giornale organo del Pci e introducendo per la prima volta la satira con le strisce di Sergio Staino (Bobo) e successivamente con un supplemento, diretto dallo stesso Staino, Tango. Dopo la direzione de L’Unità si è pienamente dedicato al giornalismo: è stato per molti anni editorialista del Giorno, del Gazzettino di Venezia, de La Stampa, de Il Mattino e del Riformista (che ha diretto tra il 2011 e il 2012). 

 

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