PERUGIA - “Come possiamo aiutare concretamente quanti si trovano in questo difficilissimo momento a lavorare quasi ininterrottamente negli ospedali per curare le persone affette da questa pandemia?”. E’ la domanda che il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo i Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, si è posto nel tenersi in contatto telefonico con i rappresentanti degli organismi di categoria che collaborano con l’Ufficio per la pastorale della salute e con la Caritas diocesana.

La risposta non si è fatta attendere da parte dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Perugia, suggerendo all’Archidiocesi di mettere a disposizione un alloggio in modo da contribuire a migliorare le condizioni di sicurezza di tutti gli infermieri e i medici impegnati in prima linea e dei loro familiari. “In questo momento particolarmente difficile per la sanità, la società e la professione, è necessario creare condizioni di vita più sicure dopo il lavoro a quanti di noi sono impegnati direttamente nell’assistenza a persone affette da infezione da Covid 19”. A sottolinealo è il dottor Palmiro Riganelli, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Perugia, nel dare la notizia attraverso la nota dell’Ufficio stampa diocesano dell’accordo siglato con l’Archidiocesi perugino-pievese.

Un simile accordo può essere esteso anche al personale medico che ne farà richiesta.

“Quest’accordo – commenta il cardinale Bassetti – è un segno della vicinanza concreta della nostra Chiesa a quanti sono in prima linea, ad alto rischio per sé stessi e per le loro famiglie, un modo per aiutarli a proseguire con più serenità la loro delicata missione. Nel mettere gratuitamente a disposizione una nostra struttura ricettiva, è quel farsi prossimo nei momenti di particolare necessità e difficoltà che ci viene insegnato dal Vangelo e ricordato costantemente da papa Francesco. Dobbiamo saper coniugare nella nostra vita la fede alla carità per alimentare la speranza, soprattutto in questo momento di grande prova. Questo nostro gesto possa essere di esempio ad altre realtà, anche della Chiesa italiana, che sono nella condizione di aiutare quanti, come ho detto ieri nella preghiera al Cimitero monumentale di Perugia, sono in prima linea, in trincea, sul fronte di questa guerra che, con l’aiuto di Dio sono sicuro l’uomo riuscirà a vincere grazie alle tante professionalità che abbiamo e alla ricerca scientifica all’avanguardia che tanto si sta prodigando nello studio di nuovi farmaci”.

“Con questo contributo di cui si ringrazia infinitamente l’Archidiocesi nelle persone del cardinale Gualtiero Bassetti, del vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, del direttore dell’Ufficio amministrativo don Riccardo Pascolini e del direttore della Caritas Giancarlo Pecetti – evidenzia il dottor Palmiro Riganelli –, si vuole esprimere tutta la nostra solidarietà e riconoscenza allo sforzo dei nostri colleghi per tutto quello che stanno facendo per aiutarci a difenderci in questo terribile momento”.

Nel dettaglio, l’accordo siglato tra l’Archidiocesi e l’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Perugia - reso possibile grazie anche al contributo economico di un imprenditore perugino -, prevede la possibilità di mettere a disposizione circa cinquanta alloggi temporanei e straordinari per almeno 30 giorni presso  la struttura ricettiva diocesana “Villa Sacro Cuore” (zona Montebello) del capoluogo umbro, “per tutti gli infermieri assegnati ai servizi COVID 19 che continuano a lavorare nel proprio servizio – prevede l’accordo –, trovando una sistemazione diversa dal proprio domicilio per tutelare anche i propri familiari conviventi”.

Gli interessati devono inviare specifica richiesta tramite e-mail al presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Perugia, dott. Palmiro Riganelli (presidenza@opiperugia.it).

“Nella richiesta – precisa l’Ordine – devono essere autocertificate le proprie generalità, compreso il luogo di residenza/domicilio i recapiti e-mail e telefonici, la motivazione e quindi, quantomeno, la convivenza con un proprio nucleo familiare e comunque con un’altra persona nello stesso domicilio e l’assegnazione a servizi Covid 19”.

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