Le prossime elezioni europee rappresentano un passaggio decisivo per l'Europa, per l'Italia e, in modo ancora più marcato, per la sinistra. Visto il quadro, si potrebbe dire che le elezioni europee del 2019 determineranno in maniera forse permanente il percorso delle forze politiche, la loro riorganizzazione e il loro posizionamento.

L'Europa, la definizione del suo futuro, diventeranno, di fatto, il terreno di battaglia e di discussione fra le diverse forze. Finalmente.

La tenuta sociale e politica dell'Europa dipende dalla capacità che avranno le forze politiche della Sinistra di determinare un cambio di rotta radicale sul terreno economico, della politica monetaria, della natura della Banca Centrale Europea e del suo ruolo rispetto ai paesi e ai loro debiti sovrani.

O l'Europa cambia, o rischia la rottura.

Avanzo una proposta: è necessario lavorare, da subito, alla costruzione di una proposta, politica ed elettorale, che si rivolga a tutte le forze che in questi anni hanno posto il problema dell'alternativa.

Alternativa alle politiche di chi ha governato l'Europa sul terreno dei diritti e della (in)giustizia sociale. Uno spazio politico di convergenza e di confluenza, per tutti coloro che da Sinistra in questi anni (per la verità sin dal 1999, anno della firma sui trattati a Nizza) hanno posto con forza e tenacia il tema del cambio dei Trattati europei.

Per questi soggetti non è ipotizzabile, quindi, un posizionamento in continuità con quanto determinato dalle forze di tradizione socialdemocratica, che hanno scelto la strada della continuità con le politiche del centro-destra.

Di convergenza attorno a una piattaforma chiara che metta al centro la radicale revisione dei trattati, i diritti del lavoro, riforme fiscali nel segno di una netta progressività e alla lotta contro l'evasione e l'elusione in particolare delle grandi multinazionali del web, la ricostruzione di una rete di diritti universali a partire da quello alla salute, alla formazione e al reddito, una riconversione ecologica dell'economia e una decisa opposizione a ogni tentazione di regressione nazionalista.

Di confluenza come modalità di lavoro tra esperienze diverse capaci però di riconoscersi in una comune pratica di costruzione della lotta politica. Partiti e organizzazioni della sinistra politica, movimenti e associazioni, esperienze di municipalismo. Come è avvenuto in Spagna in questi anni, una modalità di relazione che non parte dalla costruzione di nuovi contenitori ma dalla sperimentazione collettiva di pratiche ed iniziative comuni. Ci sono, in Italia, percorsi ed esperienze diverse.

Liberi e Uguali avvia una fase di confronto e di discussione sulla prospettiva e sulle questioni fondamentali per decidere come proseguire il suo percorso politico. Lo stesso accade dalle parti di Potere al Popolo.

Il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris avanza la proposta di discutere in vista delle prossime europee. Io credo che, ognuno a partire dai propri percorsi, sia necessario definire al più presto un terreno di incontro e di discussione. Cominciando dall'organizzazione di una o più campagne di opposizione al governo.

In questi giorni, l'Europa ha fatto irruzione nel dibattito pubblico. Forse come mai era accaduto prima. Attorno alla questione cruciale dei migranti, si va ridefinendo il quadro dello scontro politico. L'attacco a tutto campo del fronte delle destre europee, di cui il governo di Matteo Salvini rappresenta una punta avanzata, intercetta un vasto consenso intorno a una idea antica quanto potente. Prima noi.

Chiunque sia quel "noi", contrapposto agli "altri", costituisce un formidabile strumento di rassicurazione di fronte alla paura, alla povertà, all'incertezza. In questi anni le politiche dei governi europei e della Commissione a trazione socialista e popolare, hanno progressivamente smantellato il welfare, ridotto i diritti, umiliato il lavoro. Una enorme quantità di ricchezza si è spostata dal lavoro alla rendita, e da lì, alla speculazione finanziaria.

Il potere del mercato, delle grandi multinazionali che sviluppano giganteschi profitti e non pagano le tasse, che impongono le loro regole sulla pelle di uomini e donne, è cresciuto a dismisura. Nello stesso tempo, la democrazia, come potere di controllo e spazio di conflitto, si è rattrappita in modo impressionante.

È in questo contesto che si è insidiata e poi è cresciuta l'egemonia della destra nazionalista e razzista che oggi cresce in tutto il continente.

A questo blocco politico e sociale è necessario contrapporre una alternativa.

Per questo chi pensa a costruire fronti repubblicani, o immagina di concentrare le proprie energie attorno ad improbabili big bang che ridefiniscano il campo della sinistra italiana ed europea insieme a chi ha diretto da protagonista le scelte di questi anni compie un grave errore.

Laura Boldrini, a cui va riconosciuto il merito della chiarezza, lo ha riproposto recentemente, invocando verso le prossime elezioni europee la costruzione di una lista unica che superi il Pd quanto LeU e le altre formazioni minori. Non sono d'accordo.

In Italia il Partito Democratico impegnato in un congresso infinito e permanente definisce la sua opposizione al governo giallo verde in modo sbagliato e subalterno. Sul fronte dei diritti e dell'immigrazione rivendicando un primato e una maggiore efficace nella politica della chiusura e dei respingimenti, in nome del "gran lavoro" del ministro Minniti; sul lavoro e sulle politiche sociali riproponendo il Jobs Act e la politica dei bonus.

Da qui, alla proposta di comporre su scala europea un fronte che vada da "Tsipras a Macron" il passo è breve, quanto surreale. Significherebbe la fine di ogni possibilità di affermazione di una proposta realmente alternativa.

Credo invece che sia giunto il momento di darci un appuntamento, per costruire insieme una mobilitazione e la proposta politica di cui c'è maledettamente bisogno. Noi ci siamo.

Nicola Fratoianni
Segretario Nazionale
Sinistra Italiana

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