di Gino Goti

PERUGIA – Aveva sempre superato ogni tipo di incidente, di infortunio ed era sempre riuscito a “ritornare” in bicicletta, la sua amata, anzi le sue amate biciclette, perché a Ferruccio Panzarola piaceva passare da una Colnago, a una Somec, a un’altra marca per farle girare, forse per stare insieme con loro perché magari non si ingelosissero una con l’altra.

Poi, all’improvviso e dopo un elettrocardiogramma che, compatibilmente con i suoi 82 anni, risultava regolare, un arresto cardiaco letale lo ha stroncato. A nulla è valso il massaggio cardiaco del figlio Giuseppe e le attenzioni della moglie Cecilia, né il tempestivo intervento dei medici del 118. La notizia della scomparsa di Ferruccio si è diffusa in un baleno e una folla di amici, di ciclisti ha cercato di confortare con la presenza e con la vicinanza il dolore dei familiari.
Ferruccio era stato un buon dilettante e un ottimo cicloamatore da quando, dagli anni ’70 era iniziata la passione per le bici da corsa. Lui e il cugino Franco, ex dilettanti, riuscivano a fare man bassa di successi con la loro esperienza agonistica. Poi Ferruccio era diventato un frequentatore assiduo della pista in cemento di Pian di Massiano dove ogni giorno, se il tempo era bello, si ritrovava con i suoi coetanei a inanellare giri su giri dimentico dell’agonismo ma sempre in pista a pedalare con buona lena parlando di ciclismo, di campioni, di antiche sfide, delle birichinate fatte da quello o da quell’altro.

Alfredo Martini, il mitico CT della nazionale, diceva sempre che nessuno sport come il ciclismo riusciva a creare dei legami indissolubili, indimenticabili anche perché – diceva – «pedalare aiuta ad avere la testa libera dai pensieri e a cementare amicizie dopo aver sofferto insieme le fatiche di una corsa».

Ferruccio Panzarola è stato un personaggio del mondo ciclistico perugino e umbro: sempre disponibile, leale, sorridente, pronto ad aiutare un amico, ad essergli vicino in bicicletta, nella vita, nel lavoro. Difendeva i colori del Dopolavoro della Perugina ed era sempre presente ai raduni di un giorno ma anche a quelli a tappe per celebrare gemellaggi, visitare santuari, località di mare o di montagna.

Era anche un ottimo e appassionato sciatore, ma le nevi delle sue dolomiti, di cui conosceva ogni pista e le strade dei passi resi storici dalle imprese di Coppi, Bartali e altri ciclisti, ora dovranno fare a meno di lui, anche a loro mancherà Ferruccio come alla moltitudine di appassionati di ciclismo della pista di Pian di Massiano. Mancherà anche nelle località dell’Umbria interessate alle grandi corse come il Giro d’Italia, la Tirreno Adriatico: lui era sempre presente dalla sera prima del passaggio della corsa per parlare con i meccanici delle grandi squadre, per avere un consiglio, per scoprire le ultime novità delle bici dei professionisti.

Ora, Ferruccio, dal tuo paradiso potrai seguire in diretta, dall’alto, tutte le corse che vorrai e dimenticare le fatiche, che per te non erano tali, del tuo amato orto.

I funerali si sono svolti ieri, venerdì 11 alle ore 15.30, nella Chiesa di San Costanzo a Perugia.

Nella foto: Panzarola è il primo a destra nella prima fila.

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