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di Isabella Rossi Si è parlato ancora delle “donne” di Roberto questa mattina. Dopo le udienze dei giorni scorsi che hanno visto sfilare al banco dei testimoni le signore corteggiate, più o meno assiduamente, dallo Spaccino, compresa l’entreneuse di un night club pagata a minuti, oggi si è aggiunto un nuovo nome alla lista. Si tratterebbe di una certa Lori, "verosimilmente colombiana". Di lei ha riferito Giuseppe Alessi, di professione portiere notturno in un albergo, cliente della lavanderia di Deruta e confidente di Roberto. Ma di cosa parlavano lui e lo Spaccino? Alla domanda posta dal PM Antonella Duchini il teste ha replicato “di quello che parlano gli uomini, cioè di donne e di sport”. Affermazione che per l’Alessi, spesso divagante e inconcludente nelle sue risposte, tanto che è stato richiamato sia dal PM che dal Presidente stesso a rispondere alle domande evitando considerazioni non richieste, è sembrata essere la cosa più scontata del mondo. Lori, dunque, o Lorella, una bella signora residente a Tavernelle con cui Spaccino gli riferì di essere stato a letto e che di professione, oltre agli addii al celibato, farebbe la prostituta. “Lori portava roba a lavare e tentava di non pagare. Come fanno tutte le donne quando non vogliono pagare”. Ha esplicitato l’Alessi, e cioè offrendo qualcosa in cambio. Non c’è che dire, emblematica la testimonianza del portiere di notte che più che fornire dettagli inediti sul caso ha offerto il triste spaccato di una provincia dove gli stereotipi creati dal pregiudizio diventano a tutti gli effetti una realtà con cui molti, troppi, interagiscono “normalmente”. Ed è in quel “normalmente” che la coscienza perde i suoi limiti, che le aspettative si confondono ai fatti e l’istinto di sopraffazione la vince sulla civiltà e il buon senso. E non è cosa da poco questa. L’orribile omicidio di Barbara Cicioni, una giovane donna di trentatre anni con in grembo una bimba che sarebbe stata la terza dei suoi figli ha riempito le pagine dei giornali. Migliaia di donne si sono chieste in Italia come fosse stata possibile una cose del genere. Migliaia si sono commosse nel sentir parlare di quella donna, uccisa all’ottavo mese di gravidanza, che accettava qualsiasi cosa pur di non lasciare suo marito. La crudeltà di un tale omicidio sembra sino ad oggi ancora inspiegabile. Ma per tutti coloro che continuano a chiedersi, e sicuramente non sono soltanto donne, come un tale atto sia potuto accadere, vale la pena qui soffermarsi sui, chiamiamoli così, particolari. E cioè andare a vedere da vicino quel contesto di apparente normalità dove violenza e discriminazione sono invece il frutto quotidiano degli stereotipi ostinatamente riproposti dal pregiudizio. Pregiudizi, nuovi e vecchi, che sostengono saldamente sentimenti di dominio, di possesso, “legittimando” sfruttamenti e abusi sulle donne. Ed è proprio questo l’humus culturale dove germogliano quegli impulsi maschili che in Italia sono la prima causa di morte delle donne, più delle malattie e degli incidenti. La testimonianza dell’Alessi di questa mattina oltre a sancire “la normalità del pregiudizio” ha suscitato più di una contestazione da parte del PM. La sua deposizione è in contrasto con le dichiarazioni sinora rese. Nel verbale, infatti, egli dichiarava che erano diverse le cose che lo avevano sorpreso nel comportamento di Spaccino il sabato che andò a trovarlo, qualche giorno dopo la morte della moglie. Una certa freddezza nel raccontare il fatto, una certa tranquillità, il non aver mai menzionato la figlia né l’essersi arrabbiato per le voci giornalistiche che lo volevano presunto autore del crimine. Nell’udienza di oggi la dichiarazione è stata: “Mi raccontò cosa successe, pianse, mi parlò del figlio e del suo disegno della mamma in cielo.” Le prossime udienze sono state fissate per il 13, 18 e 20 novembre. Condividi