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Una città a misura delle bambine e dei bambini non esiste. Ma dopo dieci anni di Ecosistema Bambino (la ricerca di Legambiente sulle politiche di partecipazione per l’infanzia degli enti locali) siamo almeno in grado di immaginarla. Sappiamo, per esempio, che si troverebbe in una regione come l’Emilia Romagna: dove i tanti servizi, tradizionalmente di qualità, si completano con alcuni strumenti che favoriscono la partecipazione dei bambini allo sviluppo del territorio. Gli uffici tecnici però si troverebbero a Torino, la cui amministrazione vanta una storica tradizione a favore delle politiche per l’infanzia. La cornice migliore per le attività, poi, sarebbe Roma: qui infatti la qualità culturale del territorio, favorita dai progetti dell’amministrazione, non ha uguali rispetto al resto d’Italia. Il cuore della nostra città, infine, sta in Sicilia e per la precisione a Caltanissetta. Il capoluogo nisseno ha scelto, infatti, di coinvolgere i giovanissimi in un percorso partecipato di educazione alla legalità e alla cittadinanza attiva che vale la pena di tenere sotto osservazione per comprenderne meglio i contenuti e, magari, proporla ad altre amministrazioni non solo del Sud. Certo, quello che abbiamo appena fatto è solo un gioco di immaginazione. Ma tutto sommato rispecchia la storia dei dieci anni di Ecosistema Bambino al di là delle classifiche che abbiamo prodotto, delle caramelle e del carbone che abbiamo distribuito ad ogni Epifania a sindaci e assessori. La Classifica Al primo posto, dunque, in questa nostra carrellata pluriennale si colloca Modena che garantisce maggiore continuità nell’impegno e ampiezza di iniziative: un primato, come si diceva, non casuale vista la tradizionale attenzione dei centri emiliano-romagnoli alle politiche sociali (Piacenza 6°, Reggio Emilia 8°, Ravenna 13°). A seguire Pistoia, nel contesto di un’altra regione molto attenta ai bambini (Siena 5°, Firenze 10°, Livorno 14°) che emerge con i suoi progetti di educazione alla cittadinanza. Quindi Torino, di cui si evince il progetto complessivo di “città educativa” e la storica attenzione all’animazione culturale. E ancora: Pesaro (fra i primi capoluoghi a credere nella partecipazione infantile attraverso i Consigli comunali dei ragazzi), Siena (che ha prodotto, fra l’altro, il “Piano regolatore delle cittine e dei cittini”), Piacenza (dove i ragazzi hanno condizionato scelte importanti sulla mobilità sostenibile). Infine, tra le prime dieci, un gruppo di amministrazioni (Belluno, Reggio Emilia, La Spezia e Firenze) che dimostrano lo sbilanciamento verso Nord dell’Italia che pensa ai più giovani. La prima città del Sud, infatti, è Napoli (19°) mentre solo negli ultimi anni abbiamo assistito ad un risveglio del Meridione testimoniato da alcune città (fra cui, come si diceva, Caltanissetta ma anche Cagliari) che realizzano esperienze positive. Con il 32 posto di Terni e il 42 di Perugia emerge lo scarso impegno dell 'Umbria sulle politiche sull'infanzia. Il poco lunsinghiero giudizio sull'Umbria e le politiche per gli under 14 Le città umbre in questi anni di Ecosistema Bambino non si sono particolarmente distinte né per un assoluto disinteresse per la partecipazione dei giovanissimi nelle decisioni che riguardano la città né per averne fatto un punto cruciale della propria politica. Perugia e Terni, quindi, si sono per lo più collocate nelle fasce intermedie della graduatoria salvo qualche anno in cui si sono trovate insufficienti, soprattutto per l’incompletezza delle risposte fornite. Il 2004 segna il livellamento della qualità delle politiche giovanile delle due città: a fronte di una lieve flessione del capoluogo umbro, si registra lo sviluppo di una maggiore sensibilità da parte dell’amministrazione ternana nell’offrire opportunità di partecipazione, servizi, strutture e iniziative per la promozione culturale pro under 14. Condividi