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La scelta di un’iniziativa capace di rilanciare il dibattito sul valore e sull’attualità della riforma basagliana nasce non solo dalla volontà di celebrare il trentennale della Legge, ma anche dalla preoccupazione per i provvedimenti ed i disegni di legge che sono stati presentati negli scorsi mesi dal centrodestra, che rischiano, anche su questo terreno, di far tornare indietro l’Italia di mezzo secolo. Tra i vari interventi promossi, infatti, il centrodestra ha presentato il disegno legge n. 348 che vuole apportare sostanziali modifiche al sistema di assistenza psichiatrica, come già aveva tentato di fare il precedente governo Berlusconi, con l’obiettivo neanche tanto nascosto di operare una vera e propria controriforma nel settore. Tutta questa attenzione al sistema di assistenza psichiatrica suona apparentemente strana, se si pensa che l’attuale governo considera il sistema sanitario solamente come costo da abbattere (previsti 3 mld di taglio nel triennio). In realtà, dietro le scelte del centrodestra si nasconde un’idea di controllo sociale molto precisa, pienamente coerente con gli altri provvedimenti già attuati dal governo. Con la controriforma del settore, infatti, il centrodestra vuole negare le contraddizioni che l’attuale sistema economico sociale produce nella società e, quindi, sulla salute dei cittadini, riducendo la malattia mentale ad una mera questione biologica e medica. Si vuole così negare che una società malata produce la malattia mentale, affermando invece che tutto deriva da uno squilibrio chimico nel cervello o da fattori genetici, anche in assenza di prove scientifiche. Ma questo significa anche negare la necessità di uno stato sociale e l’esigenza di costruire nuovi modelli relazionali. Chi disturba la quiete, per il governo, va controllato, contenuto, isolato. Così, mentre l'Organizzazione Mondiale della Sanità prende l'esperienza basagliana come fondamentale punto di riferimento, c'è chi in Italia vuole nascondere il malato di mente dietro le pieghe di una definizione preconcetta, come quelle del Manuale Diagnostico, scindendolo dal corpo sociale a cui appartiene, isolandolo, per "curare" il mondo dal senso di colpa. Al dibattito, che sarà coordinato da Nico Malossi, associazione “Luciana Fittaioli”, interverranno il dott. Giampiero Di Leo, presidente nazionale della Fenascop, il dott. Marcello Catanelli, dirigente sanità e servizi sociali della Regione Umbria, Francesco Piobbichi, responsabile nazionale del dipartimento “Partito sociale” del PRC. Condividi