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di Isabella Rossi Sofferenza, rabbia, timore di esternare, bisogno della mamma, necessità di ritrovare la gioia, la speranza che tutto quello che è accaduto non sia più vero. Nell’udienza di ieri di nuovo al centro i due figli di Barbara e Roberto, Filippo e Nicolò di cinque e nove anni, e i loro stati d’animo emersi durante i tanti incontri che i due bambini hanno avuto con la dottoressa Graziana Bambini, psicologa dell’Asl, che dal Tribunale dei minori ricevette l’incarico di aiutare i minori nella rielaborazione del lutto e che nominò come sua assistente la dottoressa Emanuela Moretti. In tutto sei mesi di incontri, due o tre volte alla settimana. Periodo nel quale le due psicologhe hanno avuto la possibilità di entrare in contatto con i due bambini, cercando di alleviare la sofferenza causato loro dalla tragica morte di Barbara e non solo da quello, purtroppo. “Non hanno mai verbalizzato in maniera diretta i bambini” ha raccontato la dottoressa Moretti, “ Filippo non parlava e Nicolò, che era più aperto, tendeva a fuggire certi temi.” Giochi e disegni che parlano Canali di comunicazione per poter esprimere le loro emozioni i bambini li hanno trovati in giochi e disegni. Nella casetta dei giochi a loro disposizione nella stanza delle due psicologhe i bambini hanno dato vita a storie e personaggi fornendo, indirettamente, particolari e dettagli della loro vita familiare. Due bambini uno più grande e uno più piccolo, una mamma, un papà, un nonno e una nonna, una cuoca. Una volta il bambino piccolo si chiude in una cassapanca perché ha paura che qualcuno voglia fargli del male. Tutti i personaggi femminili vengono appesi per i capelli alle finestre con il nastro adesivo. Una volta la famiglia è composta anche da una bambina in carrozzina e il padre si avventa sulla madre. In un altro caso sulla testa della cuoca cade una scala la prima volta è solo una ferita, la seconda volta la cuoca viene portata all’ospedale. In un altro gioco la dottoressa simula di essere malata. Nicolò deve curarla. La malattia, racconta il bambino, è che il cervello era spento e lui doveva fare da solo, doveva razionalizzare. Poi porta un cerotto. “E’ velenoso”, spiega alla psicologa, “dovrai morire in un’ora perché non hai rispettato le regole”. Anche i disegni rispecchiano i tanti disagi affrontati dai bambini. “In un disegno del 30 agosto fatto con la dottoressa Moretti” racconta la dottoressa Bambini “Filippo disegna una figura umana distesa con un pancino con gli occhi e la bocca e il naso, tra le gambe c’è dell’ acqua.” Sul disegno realizzato con colori a dito il bambino fa un timbro delle sue mani imbrattate di rosso. In un altro disegno c’è sempre una figura stesa, tante persone sopra e una pozza di sangue, racconta la psicologa, aggiungendo che questo è il commento che Filippo ha accettato. Durante i colloqui quando le psicologhe tentano di ricostruire delicatamente i fatti Nicolò spesso ripete queste parole: “ Non trovo le parole, perché non ho parole per dire”. Attraverso i colori, spiegano le psicologhe si possono esprimere le emozioni. Sulle mani disegnate da Nicolò le dita hanno colori diversi. In un disegno la paura dei ladri viene dipinta con uno sfondo marrone e nero, vi è ritratta una casa e un uomo all’esterno. In un altro metà mano è nera “per la grande sofferenza di dover tenere un segreto che mi fa molto male” Rivela il bambino. In un disegno il verde è la speranza che non sia vero, il rosa la voglia di mamma, l’arancione la paura di tirare fuori la rabbia, il blu chiaro le lacrime. Il commento completo di Nicolò al disegno è “la rabbia è un po’ sfumata, meno dolorosa, ma rimane la speranza che tutto ciò non sia vero.” Condividi