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di Nicola Bossi C'è un pezzo di Umbria che rischia più di tutti nel quadro della crisi internazionale. La fascia appenninica che da Scheggia, passando per Costacciaro e Sigillo, toccando Gualdo Tadino e Gubbio, fino ad arrivare nella tremante Nocera Umbra, rischia pesantemente di venire giù. Come terreno senza più radici da una delle sue montagne. Il rischio caduta è altissimo: ma c'è uno strano silenzio che ammanta tutto. Se non fosse stato per la crisi della Merloni, nessuno ne avrebbe parlato neanche di striscio. I piccoli comuni della fascia appenninica hanno sempre vissuto con un po' di edilizia, molta Merloni di qua (Gaifana) e di la (Fabriano), abbastanza ceramica (Tagina e piccole fabbriche). Altri posti di lavoro venivano anche dalle cooperative dei servizi. Scheggia, Sigillo, Costacciaro rischiano di diventare dei borghi abbandonati. In molti se ne dovranno andare per cercare lavoro: le Marche sono la meta più ambita. Lungo tutta la fascia non c'è possibilità di lavoro per il momento. Paesini di 2mila-3mila abitanti che diventeranno - se le istituzioni non rifletteranno - grosso modo come dei borghi per anziani, con quel poco di pensione e con la casa di proprietà la loro terra potrà accogliere soltanto loro. Ma l'epicentro della crisi è certamente Gualdo Tadino e Nocera Umbra: la crisi della ceramica è grave e nessuno ha ancora imposto un sistema di filiera per competere a livello internazionale, le tasse sono alte, il prodotto gualdese è fuori mercato. Si salva la Tagina, ceramica tra le più conosciute del mondo. Ma i tempi della super-occupazione sono ormai un ricordo. Resta la produzione dell'eccellenza ( ceramica e riflesso e muffola) ma l'occupazione in questi centri è veramente irrisoria. Sono aziende familiari e niente di più. E per giunta con una produzione limitatissima. Stessa sorta per il mercato delle scarpe di basso costo. L'edilizia sta finendo i denari del terremoto. Diverse aziende sono saltate. Il mercato delle abitazioni è inflazionato. Non ci sono aziende di eccellenza che possono vincere appalti in altri luoghi della regione e del paese. Autonomi e dipendenti sono prossimi alla fame. Della Merloni sappiamo tutto: c'è qualche speranza. Ma i posti di lavoro per questo territorio rischiano di essere dimezzati anche nella migliore delle ipotesi. Per un paio di anni molti andranno avanti con l'assegno della mobilità. Se questa è vita. Non ci si potrà consolare neanche con i grandi magazzini: tanti, ma con il decremento dei denari, dell'occupazione, e della gente che se ne andrà anche loro sono a rischio di forte dimensionamento. E tutto questo accade e si sa da tre anni: ma le istituzioni non hanno mai preparato un piano di sviluppo, di rilancio. Non hanno nulla in mente. Però tediano tutti con il buon governo dell'Umbria. Il Governo Berlusconi poi non sa neanche dove sia la fascia appenninica dell'Umbria. O non gli interessa minimamente. I cittadini di queste zone si devono affidare alla metafisica: preghiere per i patroni dei comuni è l'unica soluzione. Condividi