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La crisi finanziaria che tanto ci preoccupa vista con l’occhio del consumatore, del cittadino semplice che, oltre a temere per la sua sicurezza economica, deve fare i conti con il comportamento schizzofrenico del nostro governo, determinato un po' tanto da quel conflitto di interessi del cavalier Berlusconi che non è stato mai risolto. Così possiamo definire l’articolo pubblicato oggi da Liberazione, che riportiamo integralmente qui di seguito, a firma del direttore editoriale de “Il Salvagente”, giornale da sempre dalla parte della gente comune. Un articolo nel quale si indicano alcune delle più evidenti contraddizioni nel comportamento dei massimi vertici governativi italiani, presidente del consiglio e ministro delle finanze compresi, che hanno contribuito ad aggravare la situazione del nostro Paese. Rocco Di Blasi Non si era mai visto, credo in nessuna parte del mondo, un presidente del Consiglio che consigliasse di acquistare i titoli di Eni, Enel o di qualcun altro. Né lo si era visto con la Borsa ancora aperta, nel tentativo di influire così sulle quotazioni del mercato. Venerdì scorso abbiamo visto anche questo e lo abbiamo registrato anche su www.ilsalvagente.it, il nostro quotidiano on line. Berlusconi, evidentemente, ha pensato di rassicurare gli azionisti, come quando - dopo la riunione straordinaria del Consiglio dei ministri, si è recato al Bagaglino - per dimostrare che gli italiani potevano andare a letto tranquilli.Ma gli italiani tranquilli non sono, lo confermano i fatti che si succedono. Primo segnale: molti risparmiatori sono già corsi in banca per "sdoppiare" i loro conti correnti. Che vuol dire? Che, siccome le banche, ora anche con il supporto dello Stato, garantiscono il rimborso fino a 103mila euro anche in caso di fallimento, chi ha in banca più soldi va a "sbloccarli" e apre un altro conto da un'altra parte. Secondo segnale: da quando Tremonti si è lasciato scappare, al termine della conferenza stampa sul Consiglio dei ministri straordinario, che le Poste durano più dei governi, è partita la corsa ad aprire libretti alle Poste, dove «i soldi sono sicuri», per la gioia dell'amministratore delegato di Poste italiane, Sarmi. Terzo segnale: è ripartita la corsa ai Bot, al punto che il Tesoro ha dovuto aumentare l'offerta dell'ultima emissione. Ora i Bot, in auge molti anni fa, non li voleva più nessuno perché ci si guadagna pochissimo. Meglio poco che niente, devono, però, aver pensato in tanti. Lo stato d'animo del Paese, dunque, è questo. E a Palazzo Chigi, anziché tenerne conto e andarci cauti, si muovono forsennatamente aumentando la confusione. Non è che l'ennesima conferma che, purtroppo, in una situazione già drammatica per l'economia e per milioni di piccoli e grandi risparmiatori in Italia e nel mondo, il governo ha i nervi troppo scoperti, mentre la politica intreccia legami troppo stretti con le Borse e con l'economia. Quella di venerdì scorso non è, infatti, che l'ultima uscita (e temiamo che non sia l'ultima) del presidente del Consiglio che accresce, anziché far scemare, le preoccupazioni degli italiani. Esattamente una settimana fa, Berlusconi in persona garantiva sulla solidità di Unicredit, falcidiata poi in borsa anche dopo il maxi-aumento di capitale portato avanti domenica scorsa. Identiche garanzie sull'intero sistema bancario italiano è andato a dare, giovedì 9 ottobre, il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, prima alla Camera e poi al Senato, ma neanche 24 ore prima aveva dichiarato ai giornali che «il peggio di questa crisi deve ancora venire» e che la conclusione della prima fase delle turbolenze mondiali è soltanto "la fine del principio". Noi crediamo che i vertici di questo Paese dovrebbero essere, in questo momento, più sobri, parlare molto di meno e fare concretamente molto di più. Il risultato che ottengono, infatti, le loro dichiarazioni concitate e contrapposte è solo quello di far crescere sfiducia e panico. Due elementi che già abbondato sul mercato e nelle case degli italiani. Condividi