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Ci aspetta una stagione di grande rinnovamento istituzionale, caratterizzata dall’ampio cambio degli amministratori che hanno governato gli enti locali dell’Umbria per un decennio (le due province e ben 63 comuni su 92), che avrà luogo alle elezioni amministrative della prossima primavera. A questo appuntamento la coalizione di centrosinistra uscente non può giungere impreparata o con una proposta programmatica e di governo che non sia convincente per i cittadini dei nostri territori. Non ce lo possiamo permettere perché con le elezioni amministrative, e poi con le europee, si giocherà una partita importante per rivitalizzare l’opposizione al governo delle destre, finora abbastanza inefficace, e per evitare il processo di stabilizzazione moderata del nostro Paese avviatosi con la netta vittoria ottenuta dalla coalizione di centrodestra alle ultime elezioni politiche. Siamo convinti che una forte proposta riformatrice per l’Umbria debba partire dai confini della coalizione che ha governato gli enti locali della nostra regione nell’ultimo decennio. L’Umbria e le nostre città, grazie al governo del centrosinistra, pur con alcune criticità e difficoltà che hanno seriamente incrinato una certa idea di buon governo che faceva parte della tradizione amministrativa della sinistra umbra, si sono caratterizzate per una qualità della vita e un tessuto sociale che hanno standard superiori a tante altre regioni economicamente più ricche, come di recente ci hanno ricordato il rapporto Aur e le valutazioni dell’Istat. Proprio questi risultati ci incoraggiano nella ricerca di un rilancio programmatico e strategico della coalizione che finora è stata al governo. Non c’è bisogno di una deriva moderata del centrosinistra, di uno sfondamento al centro, che garantirebbe una maggiore stabilità o prospettiva riformista rispetto al contributo di Rifondazione comunista (e delle sinistre), che sarebbero invece una zavorra per la coalizione, visto la loro propensione a politiche estremiste. Qualcuno ci deve dire quali sono le proposte estremiste di Rifondazione: forse chiedere che la politica comandi sull’economia e un intervento pubblico per rilanciare lo sviluppo e arginare le politiche neoliberiste sono proposte tanto sovversive, visto ciò sta succedendo nell’economia mondiale? Con lo scoppio della bolla speculativa finanziaria e il crollo dell’economia di carta nessuno mette più in discussione l’intervento pubblico per salvare i sistemi economici dai disastri del neoliberismo. Quello che è in discussione è se la crisi si risolve e l’accumulazione si rilancia con un intervento pubblico che attui una politica di bassi salari che socializzi le perdite per tutelare i profitti oppure con una politica di alti salari e di aumento dei diritti sociali. Abbiamo di fronte grandi sfide che ci vengono dal disegno politico e strategico del berlusconismo al governo del Paese: l’attacco profondo al welfare, i pericoli di tenuta del sistema economico e sociale insiti nella proposta di federalismo fiscale, l’aggressione al mondo del lavoro in termini di compressione salariale e di sottrazione dei diritti (a partire dalla contrattazione collettiva nazionale). Sappiamo quanto conti il governo del territorio e dell’ente locale per la tenuta di un sistema sociale ed economico e per il mantenimento di elevati standard di qualità della vita. Per questo crediamo che la sfida alle destre, che anche nella nostra regione iniziano a proporre come vincente il modello del nord-est – e iniziano a trovare consensi preoccupanti -, si possa vincere a partire dalla riproposizione di un accordo tra le forze politiche del centrosinistra uscente. Un accordo che si delinei attraverso un chiaro profilo programmatico e una definizione di un tavolo regionale per condurre organicamente le trattative, per avanzare candidature forti e autorevoli, per ragionare sui contenuti che dovranno costituire una nuova stagione di governo per le città e le province dell’Umbria. Accordo regionale per noi significa che la coalizione condivida confini, candidature e programmi per almeno le due province, i due comuni capoluogo e Foligno. Dal punto di vista dei contenuti siamo consapevoli che occorre un “cambio di passo” e una “svolta” nel progetto politico e nella prassi dei governi delle città e dei territori. Dobbiamo ridefinire un nuovo modello di sviluppo che ridimensioni il potere delle “tre c”: cavatori, cementieri e costruttori, e che invece privilegi processi di vera e propria reindustrializzazione per imprese di qualità che puntino sulla ricerca e l’innovazione, che miri al potenziamento dei servizi pubblici locali, che dia lo stop alle privatizzazioni, che si proponga il mantenimento dell’assetto pubblico della sanità, la riconquista di un carattere laico delle istituzioni locali, la riscoperta della partecipazione quale principio di autogoverno delle cittadine e dei cittadini delle comunità locali, la lotta senza quartiere alla precarietà del lavoro. Questo è il percorso che Rifondazione propone al Pd, alle forze della sinistra e alle altre organizzazioni del centrosinistra per governare l’Umbria e lanciare la sfida al processo di stabilizzazione moderata messo in campo da Berlusconi e dalle destre – che nei termini di consenso finora registrati può assumere il profilo temporale di un intero ciclo politico pluridecennale. E dentro questo percorso Rifondazione chiede pari dignità e l’opportunità di mettere a disposizione le figure politiche migliori per il governo dei territori e delle città della nostra regione. Lavoriamo per l’unità ma se questo progetto sarà contrastato non temiamo di definire un progetto di medio-lungo periodo per una alternativa politica e sociale, da sinistra, al Pd e al Pdl. Stefano Vinti Segretario regionale Prc-Umbria Condividi