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PERUGIA- ''Dopo 16 mesi in questa situazione non ne posso piu'. Mi e' stata rovinata la vita, so bene che chi mi ha portato via Barbara e la mia piccola Elena e' fuori e che io sto pagando per una cosa che non ho fatto, ve l'hodetto piu' di una volta'': lo ha scritto Roberto Spaccino, l'ex camionista accusato di aver ucciso la moglie, Barbara Cicioni, all'ottavo mese di gravidanza, in una lettera inviata ai suoi legali, gli avvocati Michele Titoli e Luca Gentili. Un testo che i legali hanno consegnato oggi alla Corte d'assise di Perugia davanti alla quale si e' svolta una nuova udienza del processo a carico dell'uomo, che ha sempre respinto ogni responsabilita' nel delitto. Una lettera scritta per scusarsi peruno sfogo avuto in aula il 25 settembre scorso. Presente anche oggi all'udienza, Spaccino e' rimasto tutto il tempo seduto accanto ai suoi legali. ''Fino ad ora - ha scritto Spaccino in due pagine - ho partecipato sempre, ascoltando in silenzio tutti i testimoni portati dall'accusa e non mi sono mai permesso di rivolgermi a loro nemmeno quando questi dichiaravanodelle cose assurde nei miei confronti. Ho dovuto sentire tante cattiverie, menzogne su di me senza mai rispondere, ho solo reagito piangendo perche' notavo che su di me tutti dicevano la stessa cosa, come se tutti si fossero messi d'accordo e stessero montando un complotto contro di me''. ''Se fossi stato io gia' mi sarei ucciso - ha affermato Spaccino -, se non lo ho ancora fatto e' perche' sto con quella speranza che Dio mi aiuti a scoprire al piu' presto cosa e' successo veramente a Barbara e che io possa dimostrare a tutti la mia innocenza per poter tornare dai miei piccoli Nicolo' e Filippo che da quando sono stato arrestato non ho piu' avuto la possibilita' di sentire e vedere e solo Dio sa quanto mi mancano loro, Barbara ed Elena''. E proprio dei figli della coppia, si e' parlato oggi in udienza attraverso la testimonianza degli zii materni di Barbara, ai quali i bambini sono stati affidati dal tribunale dei minori dal primo dicembre scorso, dopo essere rimasti per circa cinque mesi in una casa famiglia di Tuoro sul Trasimeno. ''I bambini non vogliono parlare di quanto e' accaduto - ha affermato lo zio durante la sua deposizione - perche' e' troppo doloroso per loro rivangare quello che e' successo. Alcuni giorni dopo la morte della madre, il piu' piccolo fece un disegno nel quale riporto' una casa, un albero, un sole e una figura femminile in cielo. Quando glielo chiedemmo ci disse che aveva disegnato la mamma in cielo. Non avevamo ancora detto loro che Barbara era morta. Quando abbiamo provato ad avere altre spiegazioni ci disse che stava scherzando''. L'udienza e' proseguita con la deposizione, tra gli altri, dei responsabili della casa famiglia di Tuoro sul Trasimeno. In serata il processo e' stato rinviato al 16 ottobre prossimo quando saranno ascoltati psicologi e assistenti sociali che hanno seguito in questi mesi i figli della coppia. Condividi