Ripartiamo dall'opposizione! Fermiamo Berlusconi: svoltiamo a sinistra!
1. Fermare l'attacco a scuola e università pubblica
Queste sono solo alcune delle misure previste dal Governo Berlusconi
riguardo all'istruzione pubblica: taglio del 17% del personale non docente
nei prossimi 3 anni, equivalente a 44.500 posti di lavoro, taglio di 87.000
cattedre in 3 anni di cui il 40% alle scuole superiori, innalzamento del
numero di alunni per classe, sovraffollando ulteriormente le aule,
innalzamento del numero minimo di studenti per istituto, finendo per
chiudere quelli più piccoli, ritorno di fatto dell'obbligo scolastico a 16
anni. Queste misure vengono condite da varie forme di autoritarismo
bigotto come la reintroduzione del grembiulino o del voto in condotta. Dell'istruzione pubblica non rimarrà molto e infatti viene prevista la
possibilità per scuole e università di trasformarsi in fondazioni,
collegandosi a privati che potranno influenzare la didattica. E' la
definitiva privatizzazione dell'istruzione ed il modello è chiaro: scuole
di qualità con tasse alte per i ricchi e vere e proprie caserme di
accompagnamento al lavoro per chi non può permettersi alti costi di
studio. Deve essere chiaro a tutti i lavoratori del nostro paese: lungo
questa via i propri figli non avranno futuro se non trasformarsi il più
rapidamente possibile in massa da sfruttare. Una scuola pubblica
dequalificata sarà la prima tappa di tale futuro, il precariato farà il
resto.
2. Difendere il contratto nazionale!
Mentre il Governo attacca duramente i lavoratori Alitalia e quelli del
pubblico impiego, Confindustria avanza una proposta di distruzione
dell'attuale sistema contrattuale. Se passa questa proposta, il contratto
nazionale rimarrà in piedi solo come gabbia vuota: servirà a
contingentare e a limitare i periodi di sciopero, senza nemmeno più
l'obiettivo astratto di recuperare l'inflazione programmata. Si terrà
infatti in considerazione l'inflazione “previsionale”, indice non ben
definito calcolato a sua volta da un ente non ben definito. L'unica cosa
chiara è che dal paniere su cui si calcola l'inflazione previsionale sarà
eliminata la cosiddetta inflazione “importata”, cioè l'aumento della
benzina e delle fonti energetiche....una bazzecola!
3. Difendere i nostri salari, riappropriarci della ricchezza che
produciamo
Dal 1993 al 2007 a fronte di un'inflazione del 3,2%, le retribuzioni
contrattuali sono aumentate del 2,7%. C'è stato quindi un impoverimento
generalizzato del “paese”? No, semmai i ricchi sono diventati sempre
più ricchi e i poveri sempre più poveri. I lavoratori hanno contribuito
all'aumento della produttività e e le aziende ne hanno intascato i
benefici. Tra il 1993 ed il 2006 dei 16,7 punti percentuali di aumento
della produttività, il 13% è andato ai salari e l'87% ai profitti. Nelle
1400 grandi industrie del campione Mediobanca, i profitti sono saliti
dell'89% nello stesso periodo, mentre i salari solo del 4%. Abbiamo quindi
assistito ad una gigantesca redistribuzione della ricchezza dai nostri
salari ai profitti dei grandi gruppi capitalisti.
Per questo oggi è imprescindibile invertire la rotta, a partire da tre
punti essenziali:
la reintroduzione della scala mobile, cioè un meccanismo di
adeguamento automatico dei salari all'inflazione reale
introduzione di un salario minimo intercategoriale, per fermare la
corsa delle aziende verso i bassi salari
eliminazione di ogni forma di precariato; è dimostrato fuori da ogni
dubbio come precariato e flessibilità siano una forma acuta di
sfruttamento, utile solo alle aziende per comprimere il costo del lavoro.
4. La casa è un diritto
Dietro alla demagogia del governo sulla questione casa, c'è un solo vero
dato: Tremonti ha fatto sparire 280 milioni di dotazione già stanziati
per alloggi a canone sostenibile! Da quando è stato fatto abolito
l'equocanone nel 1998, la questione casa è rapidamente diventata
un'emergenza. Oggi 600mila famiglie escluse dal mercato immobiliare
attendono in graduatoria l’assegnazione di un alloggio popolare. A fronte
di questa richiesta in Italia in questo periodo si sono costruite in media
solo 1500 case popolari l’anno. E solo nel 2007 ci sono state 100mila
richieste di sfratto (30mila quelli eseguiti, dei quali l’80% per
morosità).
Prima le famiglie italiane hanno pagato il prezzo della speculazione
immobiliare acquisendo immobili a cifre spropositate. Ora che è scoppiata
la bolla speculativa la situazione non cambia: sono sempre i ceti popolari
a pagare, subendo rate di mutui in continua crescita. L’aumento dei tassi
ha portato in un anno il servizio del debito (l’incidenza delle rate sul
reddito) dal 7,1 all’8,1 per cento; era poco più del 6 alla fine del
2004. I provvedimenti sulla portabilità e rinegoziazione dei mutui non
hanno avuto quasi effetto: solo l’1 per cento dei mutui in essere è
stato rinegoziato nel 2007 (dati della Banca d’Italia).
E' necessario tornare a rivendicare un piano complessivo di edilizia
popolare, con la reintroduzione dell'equocanone, di affitti controllati e
accessibili per i redditi più bassi, un piano di investimenti per
costruzione e risanamento del patrimonio abitativo pubblico, con un
rigoroso censimento degli alloggi sfitti.
5. Smascherare la deriva securitaria, fermare il razzismo
Il Governo sta fomentando isteria securitaria e razzismo a suon di luoghi
comuni per distrarci dai nostri veri problemi. Vogliamo parlare di
sicurezza? Parliamo allora del ragazzo di colore ucciso a Milano pochi
giorni fa, oppure dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza
licenziati o sospesi perché osavano denunciare i pericoli sul posto di
lavoro. I fatti sono ostinati: gli omicidi commessi da stranieri sono solo
la metà dei morti sul lavoro e l'80% delle violenze viene commesso in
casa. La verità è che dietro ad ogni politica razzista, sessista e
discriminatoria c'è il preciso interesse ad approfondire le differenze di
diritti e salari tra lavoratori e lavoratori, come mostra la tabella.
L'opposizione è nelle nostre mani! Tutti in piazza l'11 ottobre a Roma!
Di fronte agli attacchi della destra, il Partito Democratico (Pd) non sta
contrapponendo nessuna vera alternativa politica. Veltroni e compagnia
balbettano o peggio lanciano segnali di dialogo col governo. E' vero, a
fine ottobre il Pd scenderà in piazza, per dire cosa, però, non si sa.
Crediamo che l'unica via per fermare la destra sia quella di una risoluta
svolta a sinistra. Per questo saremo in piazza l'11 ottobre, per un corteo
nazionale della sinistra che può essere l'inizio di una nuova stagione di
lotta e di opposizione.
Circolo di Rifondazione Comunista “Dino Frisullo” Via Memorabile, 2
06063 MAGIONE
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