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Se essere garantisti è la prima regola del buon cittadino - nessuno è colpevole in democrazia fino a che i tre livelli di processo non si sono svolti -, questo non vuol dire che battere le mani, quasi in maniera commossa, per un imputato che si trova in carcere per presunti reati contro le regole degli appalti pubblici, la libera concorrenza ed essere considerato uno dei capi di un'associazione a delinquere (ancora presunta) che grazie alle complicità di alcuni mega dirigenti della provincia pilotava denari, cantieri e crescita della propria e delle aziende sorelle. Detto questo, come premessa, si può meglio apprezzare in peggio quegli applausi commossi degli industriali alle parole di solidarietà del presidente Campanile a Carlo Carini, indagato e ancora in carcere per la nota vicenda di Appaltopoli. Carini, imprenditore nell'edilizia, potrà anche risultare innocente alla fine del procedimento a suo carico. Ma questo lo deve stabilire un giudice con bravi avvocati in grado di mettere in risalto la verità di parte. A quel punto sarà giusto esprimere solidarietà e chiedere che qualcuno si cosparga il capo di cenere. Quindi in attesa di questo giudizio sarebbe meglio tacere almeno negli appuntamenti pubblici. Anche perchè gli elementi emersi, le testimonianze individuali, le intercettazioni telefoniche non lasciano intravedere un quadro incoraggiante su quell'Appaltopoli che ha distrutto l'amministrazione provinciale, ha fatto mettere sotto commissionamento aziende edili e stradali, ha portato a numerosi arresti e potrebbe produrre molte perdite di lavoro. Il presidente Campanile forse avrebbe fatto meglio - ma questi sono fatti suoi - a leggere le elenco delle vittime sul lavoro se avesse voluto ad inizio riunione strappare un commosso applauso dei suoi sodali che, continuiamo a credere, vivano questo esperienze luttuose come drammi personali e persino in grado di fermare investimenti per appalti già presi. Ma il saluto a Carini non è fatto di nicchia imprenditoriale, ma è un fatto pubblico. Di tutti. Se la magistratura accerterà quell'associazione a delinquere, vorrà dire che pochi si sono arricchiti con i soldi pubblici di tutti. E quegli applausi del passato saranno la colonna sonora della frase tipo: "gli imprenditori sono tutti uguali...tanto". E in mezzo al tritacarne finiranno anche chi onesto, lavora, dà lavoro e produce ricchezza. Questo scenario non se lo può permettere Presidente. Condividi