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TERNI- Alla prova del federalismo fiscale, fondato sul superamento dei trasferimenti a copertura di costi e sul passaggio alla valutazione di equi costi standard del servizio, ''il Comune di Terni si presenta in condizioni di assoluta competitivita''': lo dice il sindaco, Paolo Raffaelli. In materia di dipendenti e spesa del personale, ad esempio, - continua Raffaelli in un comunicato - Terni e' al 43mo posto della graduatoria nazionale, con 82 dipendenti ogni 10 mila abitanti per un costo unitario di 40.774 euro. Si tratta di dati raffrontabili con altre realta' del buongoverno e dell'eccellenza amministrativa nazionale come Milano, Firenze, Ferrara, Rovigo, Pistoia, Livorno, Macerata, Rimini e Reggio Emilia, secondo quanto si evince dalla elaborazione dei bilanci consuntivi di 102 Comuni italiani capoluoghi di provincia effettuata dal quotidiano Il Sole 24 ore. ''Ancora migliore - continua Raffaelli - e' la valutazione, relativa alla medesima elaborazione, per quanto riguarda i servizi generali ai cittadini, l'istruzione, la cultura e l'assistenza. Con 311 euro di spesa per i servizi generali per ciascun abitante, Terni e' al 37mo posto in Italia, con uno standard paragonabile a quello di Trieste, Verona, Perugia, Udine e Padova; nella graduatoria per l'istruzione, con 92 euro per abitante, Terni e' al 39mo posto mentre per la cultura il nostro Comune spende 43 euro per abitante, uno standard analogo a quello di citta' come Varese, Pisa, Livorno, Vicenza, Ravenna. Malgrado il forte impulso dato nel decennio ai servizi sociali, Terni e' tutt'altro che una citta' assistenzialista: con una spesa di 143 euro per abitante, Terni e' infatti al 61mo posto nella graduatoria nazionale, con standard prossimi a quelli di Genova, Asti, Treviso e Arezzo''. ''Siamo in presenza di dati - ribadisce Raffaelli - che confermano come le citta' umbre non abbiano nulla da temere da un federalismo fiscale correttamente inteso, fondato cioe' sui costi standard dei servizi e non sui trasferimenti assistenziali. Tanto Terni che Perugia escono dalle graduatorie sul costo del personale, sui servizi pubblici locali, sulla cultura e sulla assistenza sociale, come citta' d'eccellenza che garantiscono servizi di alta qualita' ad una utenza molto estesa e con oneri decisamente contenuti. Tutto questo sulla base di elementi di analisi recentissimi, quelli dei conti consuntivi del 2007, cioe' dopo sei anni di stretta finanziaria ininterrotta e di ricorso a quote progressivamente sempre piu' alte di autofinanziamento da parte dei Comuni. I Comuni umbri, alla luce di questi dati, hanno una ragione in piu' per rivendicare al Governo un federalismo fiscale vero e non fittizio. Condividi