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ROMA - ''Sembra che il profitto sia la cosa piu' importante per le aziende, invece si deve ripartire dal rispetto della dignita' e della vita dei lavoratori. Si vive sottoricatto''. Non e' la prima volta che Monica Guerritore parla della tragedia della ThyssenKrupp, ma stavolta lo fa a pochi giorni dalla proiezione alle acciaierie ThyssenKrupp di Terni, il 14 ottobre, del film di Mimmo Calopresti La fabbrica dei tedeschi, in cui interpreta la mamma di una delle vittime. Il documentario, che verra' presentato anche a Roma il 9 ottobre alla presenza di Walter Veltroni, e' stato gia' proiettato a Torino, luogo della tragedia e in altre parti d'Italia. Ma la Guerritore non c'era perche' impegnata sul set di un altro film. ''Bisogna riportare al cuore e alla memoria quello che questi ragazzi hanno passato - dice l'attrice all'ANSA - e far capire quanto sia pericoloso dire lavoro a qualunque costo. Questo governo deve rivedere le politiche del lavoro, i precari. Le imprese dicono che non possono farsi carico degli esuberi, sono attente al pareggio dei conti, ma assieme a questi discorsi si deve sempre mettere la sicurezza e la dignita' delle persone''. Il film e' stato presentato all'ultima Mostra del Cinema di Venezia, da dove e' partita anche la Carovana del lavoro promossa da Art. 21 e dai sindacati (al Lido c'era anche un altro documentario sulla tragedia, 'ThyssenKrupp Blues', ndr). Nella pellicola di Calopresti, Monica Guerritore interpreta Rosina Demasi, mamma di Giuseppe, che ha chiesto al regista di eliminare la telefonata di richiesta di soccorso nella quale si sentivano le grida disperate del figlio. ''Non ho mai incontrato Rosina Demasi - dice l'attrice - ma avrei voluto convincerla a non tagliare quelle urla perche' tutti dovrebbero sentirle: sono il grido di rabbia e di inaccettabilita' di una una tragedia simile. Le avrei raccontato che cosi' l'esperienza personale diventa universale''. Monica Guerritore con il film di Calopresti, ma anche con quello di Corsicato e di Ozpetek (tutti presentati a Venezia, ndr) e' tornata al cinema dopo undici anni di assenza. Un ritorno avvenuto in un momento fortunato per il cinema italiano. ''Dopo Gomorra e Il Divo ho pensato che il nostro cinema sta cambiando veramente - dice -: i produttori sono riusciti a rischiare su registi di talento e sugli interpreti, come nel caso di Servillo. Si e' finalmente abbattuto lo steccato tra cinema e teatro. Il teatro oramai e' vecchio ed e' giusto ci sia questa osmosi''. Ma, secondo la Guerritore, il cinema riceve abbastanza aiuti? ''Io lo toglierei dal ministero della Cultura e lo metterei sotto il ministero delleAttivita' produttive, perche' il cinema e' un'industria''. Condividi