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di Eugenio Pierucci PERUGIA - “Passate le feste gabbato lo santo”, come si suole dire dalle nostre parti, nel senso che, esaurita l’euforia natalizia che ci vuole tutti più lieti, si ripiomba in pieno nella quotidianità e nei problemi di tutti i giorni che spesse volte si ripresentano ancora più aggravati rispetto a prima. E chissà che proprio per non smentire questo detto l’Amministrazione comunale perugina non abbia pensato di cucinarci la sorpresa, particolarmente sgradita, dei conguagli irpef che con gli stipendi e le pensioni di gennaio saremo un po’ tutti chiamati a versargli? La vicenda è nota e risale agli inizi del 2007, quando, anche per risanare il famoso “buco di bilancio” che non erano stati certo i cittadini a procurare, la giunta decise di moltiplicare per 7 la sua entrata: fino ad allora l’aliquota comunale era dello 0, 01%, d’un tratto è diventata dello 0,7%: il risultato è che, se al Comune entreranno in cassa qualcosa come 13,2 milioni di euro, rispetto a 1,85 milioni introitati in precedenza, mediamente, chi vive solo del suo salario o della sua pensione verserà un “obolo” di 120 euro circa. Ma non finisce qui, perché se oltre a queste entrate si posseggono altri redditi, reali o figurati che siano (ad esempio una casa), allora ci aspetta una seconda tappa a maggio-giugno, quando saremo chiamati a presentare le dichiarazioni dei redditi. Data, quella di maggio-giugno, che interesserà anche i lavoratori autonomi che dovranno sottostare ai medesimi adempimenti. Questi conti li ha egregiamente fatti questa mattina “il Giornale dell’Umbria”, con tanto di tabelle che riportano quanto ci tocca versare sulla base dell’imponibile di ciascuno. Prima di addentrarci anche noi in questi conteggi, converrà fare prima qualche considerazione di carattere politico, necessaria per ricordare che questo provvedimento passò all’epoca nella quasi completa indifferenza di molti, sindacati compresi, soprattutto quelli che rappresentano i pensionati, che si limitarono ad esprimere un’opposizione a parole senza pensare minimamente a mobilitare i loro iscritti. Eppure avrebbero trovato una sponda sicura nel seno stesso dell’amministrazione comunale vista l’opposizione che sempre all’epoca espresse con forza l’allora “Intergruppo” della Sinistra che era composto dai consiglieri di Rifondazione Comunista e della Sinistra Democratica (successivamente è entrato a farvi parte anche il rappresentante del Pdci), presentando presentato numerosi emendamenti proprio per rendere meno oneroso per i cittadini questo adempimento. Ne ricordiamo solo due: quello che chiedeva l’esenzione completa dal pagamento dell’addizionale almeno per i redditi fino a 12.000 euro, così da salvare quelli più bassi; la riduzione dell’aumento allo 0,4%. Emendamenti che furono tutti bocciati in consiglio comunale. In altri termini, Rifondazione Comunista e Sinistra Democratica furono lasciate sole a condurre questa battaglia che non poteva dunque finire come purtroppo è finita. E, all’atto pratico, neppure una terza richiesta dell’Intergruppo, di spalmare comunque in un arco di tempo lungo questi aumenti, così da non incidere troppo pesantemente, in un’unica rata, sugli stipendi e sulle pensioni, non è stata soddisfatta, questo perché – come ci spiega sempre “il Giornale dell’Umbria” – essendo stata adottata la delibera in merito dopo il 25 marzo, data limite fissata dalla legge, l’intero pagamento è stato rinviato, appunto, al mese di gennaio del 2008. Perciò dovremo pagare tutto in un unico amarissimo boccone. Quanto? Si va dagli 85,5 euro di conguaglio per un imponibile annuo di 15.000 euro (il totale della tassa è comunque di 105 euro, 19,5 del quali sono stati però trattenuti nel corso del 2007), ai 114 euro di conguaglio per un imponibile di 20.000 euro, ai 142,5 euro per un imponibile di 25.000 euro, ai 171 euro per un imponibile di 30.000, ai quasi 200 euro 199,5 per l’esattezza) per un imponibile di 35.000 euro e via crescendo. In una situazione nella quale non passa giorno che la grande stampa nazionale non metta in risalto come le retribuzioni (e, naturalmente, anche le pensioni) italiane abbiano perso peso rispetto a quelle degli altri paesi europei, essendo state falcidiate dalla crescita costante del costo della vita, tanto che da parte del governo nazionale si comincia a riflettere sulla necessità di interventi che facciano recuperare loro il terreno perduto, la scelta del Comune perugino (il solo in Umbria ad aver deciso un rincaro così elevato) va esattamente nella direzione opposta. Condividi