riommi-1.jpg
“In Umbria la spesa pubblica pro capite è inferiore alla media nazionale e la Regione e le amministrazioni locali svolgono un ruolo compensativo per garantire un alto livello dei servizi erogati e accrescere la competitività e lo sviluppo del sistema Umbria”. E’ uno dei punti più interessanti del discorso fatto oggi dall'assessore regionale Vincenzo Riommi, nell'intervento che ha concluso il convegno di presentazione della monografia dal titolo “L'Italia secondo i Conti Pubblici Territoriali (Cpt) - I flussi finanziari pubblici nella regione Umbria”, elaborato dal nucleo regionale costituito all'interno dell'area programmazione della Regione, nell'ambito di un progetto avviato nel 1994 tra le Regioni ed il ministero dell'Economia. “Per la prima volta - ha sottolineato Riommi - grazie alla rilevazione, con criteri omogenei, dei flussi di entrata e spesa di tutti i soggetti pubblici che operano sul territorio regionale, comprese le imprese pubbliche nazionali quali Enel, Poste ed Eni e le imprese pubbliche locali, abbiamo a disposizione una banca dati omogenea che permette una valutazione delle scelte del governo locale in confronto al livello nazionale. Uno strumento che è ancora più importante in questa fase, in cui è in atto il processo di federalismo fiscale”. Dall'analisi dei dati, ''risulta che in Umbria arrivano meno risorse pubbliche che in Italia - ha rilevato Riommi - dimostrando come sia infondato il luogo comune della regione assistita. La spesa pubblica pro capite erogata dal livello centrale, nel 2006, è infatti di circa 500 euro inferiore rispetto a quella che si registra a livello nazionale. Nel periodo 1996-2006, le grandi imprese pubbliche nazionali che erogano servizi hanno speso in Umbria solo il 10 per cento, quasi la metà di quanto hanno speso nel Centro Italia e a livello nazionale”. “In Umbria - ha detto ancora Riommi - è perciò maggiore il ruolo sostitutivo che esercitano Regione ed amministrazioni locali. Il settore d'intervento prevalente è quello delle politiche sociali, che assorbe quasi il 38% della spesa: un dato che non sorprende, vista l'alta percentuale di anziani e l'aumento della popolazione regionale. Al secondo e terzo posto si collocano sanità ed attività produttive, anche in quest'ultimo caso con quote più consistenti da Regioni e amministrazioni locali rispetto al dato nazionale. Da tenere in considerazione nella valutazione - ha aggiunto Riommi - ci sono i 5 miliardi di euro della ricostruzione post-sisma, che ha fortemente influenzato la spesa pubblica in particolare nel periodo 1999-2004”. I DATI DELLA MONOGRAFIA PRESENTATA I principali risultati dell'analisi dei flussi finanziari in Umbria contenuti nella monografia di cui si è discusso stamani per iniziativa della Regione fanno riferimento alla pubblica amministrazione (Stato, Anas, Enti di previdenza, Regioni, enti dipendenti, Asl, Province, Comuni, Comunità montana, Camere di Commercio, Università) ed al settore pubblico allargato che comprende, oltre alla pubblica amministrazione, le imprese pubbliche nazionali, quindi tutte le imprese partecipate dallo Stato (Enel, Poste, Eni, Cassa Depositi e Prestiti, Sviluppo Italia, e così via) e a livello locale, le imprese pubbliche locali (quali Sviluppumbria, Apm, Sase, Webred, Minimetro, Vus, Umbra acque, Fcu, le aziende farmaceutiche,Consorzi di bonifica, i Parchi). La spesa del Settore Pubblico Allargato. La spesa totale del Settore pubblico Allargato in Umbria nel 2006 ammonta a 13.876 euro pro capite,rispetto ai 15.814 del Centro e ai 13.829 dell'Italia. In Umbria essa nel periodo 96-2006 ha registrato un incremento dell'1,5% medio annuo rispetto all'1,1% nazionale. Il dato è fortemente influenzato dalla notevole mole della spesa in conto capitale che nel periodo 1999-2004 ha interessato l'Umbria per la ricostruzione. Infatti se si prende la sola spesa corrente, la spesa pro capite dell'Umbria si mantiene sempre lievemente inferiore al dato nazionale, con un ritmo di crescita che tende a ridursi dal 2000 in misura maggiore rispetto a quella nazionale. Riguardo ai settori di intervento, l'Umbria si caratterizza per una maggiore quota di spesa per il settore Politiche sociali, che - in media nel periodo 96-2006 - assorbe circa il 38% del totale della spesa rispetto al 33% dell'Italia e del Centro. Al secondo posto si colloca la spesa per il settore Sanità, il 10,6% del totale rispetto a valori lievemente inferiori del dato nazionale (9,3%) e del Centro (7,6%). Al terzo posto vi è il settore Attività produttive e opere pubbliche(che comprende ad esempio Agricoltura, Commercio, Industria, Turismo, Edilizia abitative, Opere pubbliche). Va segnalato positivamente il peso che in Umbria riveste il settore Conoscenza, cultura e ricerca (con l'8,8% medio annuo del totale della spesa rispetto all'8% dell'Italia e del Centro). Nel settore Reti infrastrutturali si registra in Umbria un peso inferiore rispetto al dato del Centro e al dato nazionale (7,1% rispetto a 10,8 e al 10,5), dovuto alla minore spesa delle Imprese Pubbliche Nazionali erogata in Umbria. Un'altra differenza si riscontra per il settore Attività produttive, dove in Umbria le amministrazioni regionali, le amministrazioni locali e le imprese pubbliche locali spendono quote significativamente più consistenti del dato nazionale. In particolare, nel 2006 il livello di tributi propri e devoluti incassati per abitante in Umbria era di 1.877,9 euro, rispetto ai 1.649,8 dell'Italia e ai 1.437,7 del Centro. Per quanto riguarda i trasferimenti dallo Stato alle Amministrazioni Regionali, essi passano da 1.155,5 euro pro capite del 1996 ai 330,5 del 2006. L'andamento dei trasferimenti è quindi calante, così come avviene in Italia e nella macroarea. Tuttavia, si evidenzia a partire dal 2000 una forte influenza dell'effetto sisma, che porta l'Umbria a un incremento dei trasferimenti dallo Stato alle Amministrazioni Regionali, che tende a decrescere solo dal 2002, facendo in ogni caso segnare anche nel 2006 un valore più elevato della macroarea,anche se inferiore al dato nazionale (pari a 358,7 euro pro capite). Condividi