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di Daniele Bovi Alla fine è successo che a forza di gridare al lupo al lupo, il lupo molta gente se l'è ritrovato nel palazzo. In minigonna e reggicalze, ma sempre di lupo si tratta. Sette appartamenti infatti, utilizzati per la prostituzione, sono stati posti sotto sequestro a Perugia dai carabinieri della compagnia del capoluogo. Denunciati a piede libero per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione stessa tre perugini proprietari delle case che, secondo gli investigatori, erano a conoscenza dell'attività. Un altro italiano e una colombiana invece sono stati accusati di avere collaborato per il reclutamento delle giovani. Gli appartamenti posti sotto sequestro si trovano nelle zone di Fontivegge e del Bellocchio. In particolare tre in via Sicilia, e uno ciascuno nelle vie Bernice, Oddi Sforza, Settevalli e del Macello. Tutto sommato dunque avevano ragione quelle persone, giustamente inferocite, che durante le riunioni del comitato per la sicurezza del Bellocchio, guidato da Adelio Gagliardi, chiedevano di fare un censimento per andare a vedere chi faceva cosa negli appartamenti dei loro palazzi. Chi scrive ricorda perfettamente, per avervi partecipato come cronista per un'altra testata, molteplici riunioni del comitato. In particolare durante una di esse un paio di persone, mentre si parlava di prostituzione, si alzarono dalla platea per fare proprio questa proposta: andiamo a vedere chi fa cosa dentro i nostri palazzi. Il proposito cadde nel nulla. Silenzio. Tutti in fila durante le fiaccolate per protestare contro lo "spettacolo" notturno dei trans in via Martiri dei lager e il degrado del quartiere. Ma il turpe meretricio, in realtà, si svolgeva sul pianerottolo accanto. Con la complicità di tre perugini. Peccato che il comitato quella volta non abbia avuto la forza per dare seguito a quella proposta. L'indagine dei carabinieri è stata avviata in seguito a segnalazioni e alla collaborazione di cittadini che lamentavano il verificarsi di un continuo accesso negli appartamenti a ridosso del centro della città, con il sospetto che vi si svolgesse la prostituzione. I carabinieri del nucleo operativo e della stazione hanno così organizzato servizi di monitoraggio che hanno consentito di raccogliere quelli che sono considerati elementi oggettivi. In particolare gli investigatori hanno accertato che le affittuarie delle case, giovani dell'est europeo ma anche del sud America, cambiavano in media ogni sette-15 giorni. L'operazione è stata condotta dai carabinieri - si legge in una loro nota - utilizzando in modo massiccio tutti gli strumenti disponibili, compresi quelli recentemente resi varati come le ordinanze del sindaco di Perugia, contando altresì sull'intento dissuasivo che la loro applicazione determina. Allo stesso tempo i militari della compagnia perugina - guidata dal capitano Giovanni Cuccurullo - hanno sequestrato oggetti pornografici, documenti, una discreta somma di denaro contante e dieci telefoni cellulari, ritenuti utili alle indagini. Secondo i carabinieri i proprietari con il loro comportamento hanno anche favorito l'ingresso clandestino in Italia di cittadine extracomunitarie che si prostituivano. Sono stati così inoltre accusati di favoreggiamento e sfruttamento dell'immigrazione clandestina. L'attività è contestuale alla costante ed intensa opera di contrasto alla prostituzione in strada messa in atto dall'Arma nelle ultime settimane. La scorsa notte sono state contestate sei violazioni all'ordinanza del sindaco di Perugia nei confronti di altrettanti accompagnatori di prostitute. Dall'entrata in vigore del provvedimento i militari hanno accertato e contestato 29 violazioni. Condividi