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MASSA MARTANA – Lo scorso fine settimana l’Italia ha partecipato alle Giornate Europee del Patrimonio con lo slogan: "Le grandi strade della cultura: viaggio tra i tesori d'Italia". Per due giorni l’Italia si è trasformata in un grande teatro aperto gratuitamente a tutti, dove centinaia di palcoscenici, sparsi in ogni regione, hanno messo in scenna, la bellezza, la storia e la cultura del nostro paese. La Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria, in accordo con il Comune di Massa Martana, ha aderito alla manifestazione con la conferenza dal titolo: La "statio" del Vicus Martis Tudertium sulla Via Flaminia. Il Vicus Martis Tudertium, statio lungo il percorso dell’antica Via, è ricordata negli itineraria picta, fra i quali la Tabula Peutingeriana, e dal punto di vista archeologico costituisce un elemento di fondamentale importanza per le conoscenze dello sviluppo del territorio posto ad ovest della catena dei monti Martani. Proprio lungo questa “grande strada” infatti, è partita lo scorso giugno, la campagna di scavo che, come ha spiegato il dott. Paolo Bruschetti, Soprintendente per i Beni Archeologici dell’Umbria, “ha visto una stretta collaborazione - tra Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria, Comune di Massa Martana, Intrageo impresa archeologica di Todi e Drew University di Madison, New Jersey - volta alla valorizzazione di un luogo, e soprattutto di un patrimonio mai indagati prima”. Agli scavi, sotto la direzione del prof. John Muccigrosso della Drew University, partecipano studenti americani con l’assistenza dell’ équipe italiana di Intrageo. In una prima fase di ricerca, gli archeologi hanno consultato fonti storiche e bibliografiche, per conto e sotto la supervisione scientifica del Soprintendente. “Un metodo di lavoro da manuale – ha continuato Bruschetti – che prevede appunto una prima fase di ricerca, e le successive ricognizioni sul campo, indagini geofisiche, fino ad arrivare al momento dello scavo”. Un protocollo che si è rivelato valido in quanto “dai 250 mq di superficie indagati - sottolinea il professor Muccigrosso - sono già emerse strutture riferibili all’età imperiale e tardo antica: fondazioni, parti degli elevati e dei piani di funzione, la particolare struttura muraria, lunga almeno 18 metri con un elevato di due”. Dai reperti rinvenuti, si può inoltre ipotizzare un periodo di frequentazione compreso tra il I sec. a.C. e il IV sec. d.C.: frammenti di terrecotte, vetro, oggetti metallici, ceramiche bollate che indicano una produzione proveniente dall’Italia centrale e monete riconducibili a un periodo che va dall’età augustea fino al Tardo Impero. Eccezionali sono anche i risultati delle ultime prospezioni geofisiche e dei nuovi rilievi aerofotogrammetrici: “Queste indagini non distruttive coordinate dal Prof. Maurizio Gualtieri – dice Tommaso Mattioli, del Centro Eccellenze, Dipartimento Uomo e Territorio dell’Università di Perugia - sono state estese a tutta l’area adiacente a quella che attualmente è oggetto di scavo, per un totale di circa 5000 mq. Utilizziamo strumenti come il magnetometro – ha concluso Mattioli – che rileva anomalie nel terreno quali ad esempio strutture sepolte”. E proprio le indagini condotte con le ultime prospezioni geomagnetiche, hanno identificato una vasta area urbana ancora tutta da scoprire. Nel corso della conferenza sono stati presentati, oltre ad un campione dei materiali rinvenuti e immagini delle strutture, anche i risultati delle ultime prospezioni. Condividi