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Ho visitato al British Museum di Londra una mostra di portata storica “Hadrian: Empire and conflict”. Prima di alcune considerazioni su una mostra giustamente esaltata da tutti gli studiosi dell’impero romano, dai critici d’arte, dagli archeologi e giornalisti di Le Monde, The Guardian, The New York times, The Observer, vorrei esprimere tutta la mia ammirazione per l’efficienza, l’autorevolezza di una istituzione come il British Museum, in grado di produrre eventi storici a livello mondiale, ma anche di far vivere il visitatore in un ambiente gradevole e confortevole, moderno e accogliente, sviluppando un indotto economico di milioni di sterline, e udite udite, senza che ci sia nessun biglietto d’ingresso da pagare per il visitatore. Il nostro orgoglio per la riuscita della mostra sul Perugino e sul Pinturicchio fa tenerezza, non tanto di fronte all’iniziativa imponente del British Museum, ma quanto all’approccio organizzativo, culturale ed economico di cui sono maestri e da cui, almeno un po’, dovremmo umilmente apprendere. La mostra sull’imperatore Adriano smentisce la versione edulcorata del pur eccellente lavoro di Marguerite Yourcenar “Memorie di Adriano”. In sostanza saremmo di fronte ad una nuova storia dell’imperatore Adriano, anche grazie agli scavi e alle nuove scoperte, come quelli di Sagalassos in Turchia. Publio Elio Adriano nacque nel 76 d.c. e morì nel 138, governò l’impero dal 117 alla sua morte. Partecipò alle guerre daciche (102-3 e 105-6), governò la Pannonia inferiore nel 107, fu console nel 108 e governò la Siria nel 114. sconfisse in guerra Parti, Sarmati e Rossolani nella Mesia. Adriano fu architetto, ellenista, collezionista, innovatore profondo nell’amministrazione dell’impero. Il regno di Adriano segna un periodo molto importante nella storia dell’impero. Uno degli aspetti più importanti della sua attività di governo fu la sua politica di frontiera. Adriano abbandonò le conquiste di Traiano in oriente e si dedicò invece a una politica di consolidamento dei confini dell’impero, rafforzò i valli di frontiera (i cui resti si possono ancora ammirare nelle province del Reno e del Danubio, in Africa e in Britannia, dove tra il 122 e il 125 fu costruito il famoso “vallo di Adriano”). Durante il suo regno si verificò una grave rivolta in Giudea che fu soffocata in una carneficina epocale. Adriano è succeduto a Traiano, che nel 114 aveva tra l’altro conquistato ed annesso all’impero la Mesopotamia, dopo l’occupazione di Ctesiphon, poco a sud della Bagdad di oggi. Ben presto la situazione in oriente si dimostrò difficile da controllare e divamparono violente ribellioni che furono represse dalle legioni romane con grande difficoltà e gravi perdite. Il ritiro di Roma dalla Mesopotamia fu consigliato da una situazione di aperta ribellione interna e da una pressione costante ai confini da parte dei Parti, che intendevano impedire un minaccioso espansionismo romano. La decisione di Adriano fu dettata, oltre che dai costi in termini umani, dalle ingenti risorse che dovevano essere investite per il mantenimento di numerose legioni in un equilibrio militare molto incerto, mentre altre minacce si addensavano a nord dell’impero e in Giudea. Neil MacGregor, direttore del British Museum, scrive “quanto significativa permanga ai nostri giorni l’eredità storica di Adriano”. In sostanza, grandi sono le analogie tra l’impero romano del periodo fra il I e il II secolo e quello degli Usa alla fine del secolo scorso e il primo decennio del 2000, tra la fallimentare e insostenibile espansione militare di Traiano in Mesopotamia, seguita dalle ritirate strategiche su confini più difendibili del successore, e l’avventurismo bellicista di Bush e Clinton, portato al disastro a Bush jr. È possibile paragonare Bush jr a Traiano? È possibile ipotizzare un Obama che, come Adriano, decide di ritirarsi dall’Iraq dopo 600mila morti iracheni e 5mila statunitensi? Ed è possibile fare un raffronto tra il ruolo dell’odierna Israele in Palestina, Libano, e tra breve forse anche in Iran, con la ribellione agli inizi del II secolo degli ebrei che guidati da Shimon Bar Kokha fecero a pezzi decine di migliaia di romani per poi essere sterminati dai massacri “dell’uomo di pace e consolidatore dell’impero”, il civilissimo Adriano? Saranno state queste inquietanti analogie storiche tra la politica dell’impero romano e quelle dell’impero Usa a far calare in Italia una cortina di silenzio sulla straordinaria mostra di Adriano al British Museum? Condividi