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di Luca Spaccini C’era una volta il fisco. E c’era una volta l’otto per mille. Voi direte: “Ancora c’è”. Sì, ma non è più la stessa cosa: adesso l’otto per mille è una sorta di salvagente utilizzato da Tremonti & C. per coprire i buchi di bilancio in barba alla legge che ne prevede le specifiche destinazioni. Ma questo giochetto, a onor del vero non è stato ad esclusivo appannaggio dell’attuale governo, anche se, dalle prime stime, sembra proprio che l’attuale Ministro delle finanze ne stia abusando. Andiamo per ordine: con otto per mille viene definito il meccanismo con cui lo Stato italiano ripartisce in base alle scelte dei contribuenti l'8‰ dell'intero gettito fiscale Irpef fra lo Stato e diverse confessioni religiose. La legge prevede che la quota destinata allo Stato debba essere impiegata da quest’ultimo per interventi nei seguenti settori: fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, e conservazione dei beni culturali. Le varie confessioni religiose invece gestiscono la propria quota per interventi umanitari , per sostentare il clero e per finalità religiose. Con la Finanziaria del 2004, si stabilì che, dalla quota spettante allo Stato, si dovessero stornare 80 milioni da destinare alle spese ordinarie. Già all’epoca si generò una polemica, visto che parte di quei soldi furono utilizzati per finanziare la missione militare in Iraq. In ogni caso da allora i vari esecutivi si sono serviti più o meno di questa quota con il giustificativo ‘miglioramento dei saldi di finanza pubblica’, raffinata perifrasi che sta per ‘rattoppo dei buchi’. Questa procedura ha portato però, nel corso degli anni a lasciare per le voci effettivamente previste dalla legge ben pochi spiccioli; dal 2004 in poi si è assistito al progressivo ridursi dei fondi effettivamente assegnati agli scopi previsti, 20 milioni nel 2004, 11 nel 2005, 4,7 nel 2006, sempre a fronte degli 80 milioni trattenuti dallo stato. Prodi prova nel 2007 a riequilibrare le cifre e lascia 46 milioni alle destinazioni previste. Ora c’e Tremonti, che si trattiene 85 milioni e ‘lascia’ agli interventi previsti solo 3,5 milioni- minimo storico-, interamente destinati alle calamità naturali, ossia fame nel mondo, rifugiati e beni culturali, chissenefrega? Ma che ci fanno con 85 milioni? Li usano per coprire le loro trovate elettorali: l’ abolizione dell’Ici, per esempio; caro cittadino, non ti faccio pagare più troppe tasse, tanto i tuoi soldi me li prendo per altre vie. Tu non te ne accorgi e sei contento; che ci fai tanto con la solidarietà e la cultura? Poi dopo sono affari del comune, se non può garantirti i servizi essenziali. Forse sarebbe il caso di poter rendere la procedura dell’otto per mille un po’ più trasparente, un po’ più gestibile direttamente dal contribuente. Condividi