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Neppure Giuseppe Demasi ce l’ha fatta, anche la sua forte tempra di giovane ventiseienne alla fine ha ceduto. L’ultimo degli operai delle acciaierie torinesi della ThyssenKrupp si è spento oggi, poco dopo le 13,30. Per cercare di salvargli la vita i medici del Cto di Torino lo avevano sottoposto a tre operazioni, ma, dopo un momentaneo miglioramento, le sue condizioni si sono improvvisamente aggravate venerdì scorso, per farsi poi disperate. Proprio venerdì gli operaio dell'acciaieria avevano organizzato una fiaccolata di solidarietà per il loro compagno che stava lottando fra la vita e la morte e per ricordare le altre sei vittime: Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo e Rosario Rodinò. Tra loro c'erano anche i familiari dello stesso Giuseppe Demasi, il padre Calogero e la sorella Laura, oltre allo zio di Rosario Rodinò, Carlo Cascino, e il padre di Bruno Santino, Antonio. "Giuseppe Demasi si deve salvare per raccontarci quello che è successo, facciamo tutti il tifo per lui", aveva urlato quest’ultimo. Davanti al Cto i manifestanti avevano poi osservato un minuto di silenzio e applaudito a lungo in segno di incoraggiamento per Demasi. Ma il cuore del ragazzo non ha retto. E sarà dedicata proprio alle vittime del rogo alla ThyssenKrupp la marcia della pace del Sermig, con fiaccole, che ogni anno, da 40 anni, la sera del 31 dicembre, percorre le vie di Torino. Come sempre si concluderà nell’Arsenale della Pace, dove l’associazione del volontariato cattolico tiene la cosiddetta “Cena del digiuno”. Questa volta le migliaia di giovani che partecipano alla manifestazione si ritroveranno davanti allo stabilimento di corso Regina Margherita, fermo dal 6 dicembre scorso quando sulla linea di produzione numero 5 le fiamme ustionarono a morte i sette operai. "Scandiremo i nomi di decine di morti sul lavoro - spiega il fondatore del Sermig, Ernesto Olivero - per ricordare che una fabbrica, un cantiere o un ufficio devono essere un luogo di serenita', di promozione umana dove le persone trovano le sostanze per mantenere la propria famiglia e mandare i figli a scuola". "Non è accettabile - dice ancora Olivero - che per cercare a tutti i costi il profitto e per combattere una concorrenza sempre più spietata non si metta al primo posto l'uomo. Il sacrificio degli operai di Torino, che ha addolorato un'intera città, deve rappresentare una scintilla di speranza perché le cose migliorino, in particolare per i giovani la cui vita appare sempre più precaria". Marciando dietro allo striscione "La pace conviene", centinaia di fiaccole raggiungeranno l'Arsenale del Sermig, nel cuore della vecchia Torino, in quel quartiere di Porta Palazzo dove vivono migliaia di immigrati dal terzo mondo. Lì partecipanti offriranno il corrispettivo del costo per il tradizionale cenone al Sermig che assiste i senza tetto, persone in difficoltà e dove cristiani e islamici si incontrano e dialogano, come recentemente è avvenuto fra un gruppo di giovani ebrei e palestinesi. Anche i frati del Sacro convento di Assisi si uniscono al dolore degli italiani per questa strage continua di lavoratori. Lo fanno aderendo all'iniziativa, lanciata da Articolo 21, di spegnere le luci pubbliche a mezzanotte di domani per ricordare tutte le vittime di questa guerra non dichiarata. "Vogliamo dare anche noi – ha affermato il Custode del Sacro Convento, Padre Vincenzo Coli, in un comunicato diramato dal direttore della sala stampa, padre Enzo Fortunato - un piccolo segno per ribadire il valore della cultura della vita contro la cultura della morte. Difendere la vita non solo nel momento del lavoro, ma dal concepimento fino alla morte naturale. E allora questi gesti hanno un significato profondo. Spegneremo pertanto le luci del convento per vivere un momento di grande comunione con l'intera nazione". In una sua nota, Articolo 21 riferisce di centinaia di adesioni all'iniziativa da parte di sindaci, assessori, consiglieri comunali, presidenti ed assessori provinciali di varie città italiane. “Le adesioni che ci sono giunte sono un fatto davvero importante - afferma Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21 - e la tristissima notizia della settima vittima della Thyssenkrupp ci stimola ancora di più a continuare nella nostra campagna di sensibilizzazione sulle morti bianche”. Condividi