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All’orizzonte si prefigura un giro di vite contro prostitute di strada e relativi clienti, dovuto al progetto di legge del ministro Carfagna, che non mette fuori legge la prostituzione ma rende illegale quella stradale, e alle ordinanze dei sindaci, che grazie al decreto sicurezza (dl 92 del 2008) hanno ora potere di ordinanza in materia di sicurezza urbana. Il ddl della Carfagna è un’aberrazione che rischia di riempire le carceri di persone che hanno commesso un “crimine senza vittime”. Le ordinanze sanzionatorie dei sindaci,invece, sono inutili e servono solo a miglioreare l’arredo urbano. Anche a Perugia il sindaco Locchi ha deciso di rendere operativi provvedimenti sanzionatori per chi si avventura per strada alla ricerca di piacere. Non ho intenzione di entrare in una materia tanta delicata come quella dei comportamenti sessuali, che attiene alla sfera privata, e che in questi anni ha subito profonde variazioni, a cominciare dal “successo” riscosso anche nella nostra Perugia dei transessuali. La prostituzione è un fenomeno millenario, che tanti tipi diversi di società e governi hanno cercato di regolare, proibire, reprimere o addirittura incentivare. Ma non si può eliminare. Chiunque ha il diritto e la libertà di vendere il proprio corpo in cambio di prestazioni sessuali, così come i clienti hanno il diritto e la libertà di cercare la soddisfazione a pagamento dei propri desideri sessuali. Questo tipo di approccio riguarda però la ricerca di piacere tra adulti consenzienti. Ma la prostituzione è un fenomeno complesso, gestito su larga scala da aggregazioni criminali, che spesso è sfruttamento, schiavitù, problema sanitario, ignobile coinvolgimento di minorenni. Da questo punto di vista è un problema sociale, e vanno assolutamente combattuti questi aspetti con provvedimenti tesi a eliminare lo sfruttamento, il fare agio su situazioni di debolezza come la clandestinità, la minore età, ecc. Il punto è, invece, che da parte del governo e degli amministratori cittadini si vede il fenomeno prostituzione principalmente, se non esclusivamente, come problema morale. Non c’è dubbio che in molte città la prostituzione sulle strade produca allarme sociale. Per diversi motivi: perché si accompagna spesso a consumo e spaccio di stupefacenti, perché determina situazioni di illegalità e presenza di organizzazioni criminali, perché contribuisce al degrado del territorio, perché offre uno “spettacolo sociale” che può creare inquietudine e rafforza la percezione di insicurezza tra i cittadini. E a Perugia, in zone come quella del Belocchio o di via Settevalli, la prostituzione è talmente presente che crea problemi, imbarazzi, un senso diffuso di insicurezza e precarietà a tante famiglie che rincasano la sera, anche non troppo tardi. Ma la scelta di multare i clienti dei “lavoratori del sesso” o gli stessi sex workers punta solo a togliere da sotto il naso un qualcosa che deturpa il decoro urbano e il senso del pudore o il perbenismo di parte di cittadini, perché finirà per spostare tutto il commercio del sesso dalle strade agli appartamenti, con tutto il relativo corollario di problematiche sociali che non verrà minimamente intaccato. Ma per contrastare illegalità, schiavitù, sfruttamento dei minori, assenza di garanzie sanitarie e controlli, non servirà a nulla. Per questo si tratta solo di mera demagogia. Ma Perugia ha bisogno di interventi più seri in questo campo. Ci sono tanti luoghi isolati o appartati, strade vicino a zone industriali lontane dai luoghi abitati. Non sarebbe il caso di cercare di spostare la prostituzione su strada verso queste zone, prevedendo nello stesso tempo anche un ampliamento di servizi e presidi sanitari mobili che già operano nei confronti delle prostitute? Il consigliere regionale Stefano Vinti Condividi