CINTIOLI.jpg
PERUGIA – “Quando penso a Pietro Conti (1928-1988) mi torna in mente una frase di Benedetto Croce, che diceva: ‘Lavorare sempre come se fosse il primo giorno e sempre come se fosse l’ultimo’”. E’ quanto scrive in una nota il consigliere Giancarlo Cintioli (PD) per ricordare Pietro Conti, il primo presidente (1970) della Regione Umbria, ma anche parlamentare della Repubblica e sindaco di Spoleto nell’ultimo periodo della sua vita. “Sono passati venti anni dalla sua scomparsa, – scrive Cintioli – eppure il tempo trascorso non annulla, in chi lo conobbe, il ricordo di una figura di alto profilo civile, politico e umano. Conti ha segnato, con l’impronta della sua personalità, le fasi iniziali e più significative della storia politica e sociale della nostra regione in un periodo della vita del nostro Paese fervido di novità, ma nello stesso tempo difficile perché caratterizzato dall’austerity, dalla crisi monetaria, dagli scontri di piazza tra studenti e forze dell’ordine, tra autonomi e polizia, dallo scandalo Lockhed, il primo della Repubblica Italiana, dagli attentati delle Brigate rosse culminati con il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro”. Cintioli, di Conti, sottolinea “l’impegno per l’affermazione del principio del regionalismo già sancito nel 1948 dalla Costituzione, ma applicato soltanto a partire dagli anni ‘70 e oggi tornato di grande attualità con il dibattito intorno al federalismo e al rafforzamento delle autonomie. Egli si impegnò – ricorda - con progetti a lungo e medio termine per la piena occupazione, per la riforma agraria, per la difesa dell’ambiente e del territorio, per i lavori pubblici, i trasporti, la rete assistenziale, la cultura, il turismo. Con lui – aggiunge - la Regione divenne una possibilità nuova per la crescita di una comunità, la cui situazione, nel 1960 e nel 1966, era approdata in Parlamento per la drammaticità dell’arretratezza, dell’emigrazione e della povertà che svuotava le città e le campagne umbre”. “La passione di Pietro Conti, - commenta - ha contraddistinto, anche a livello nazionale, il suo impegno per il riconoscimento e la tutela dei diritti degli emigranti e, in particolare, delle comunità italiane emigrate all’estero. Furono istituiti e messi in campo strumenti normativi e di intervento che all’inizio degli anni ’70 costituirono delle vere e proprie pietre miliari nelle politiche regionali e statali per l’emigrazione. E non è un caso che il museo regionale dell’emigrazione di Gualdo Tadino porti il suo nome”. “Come sindaco di Spoleto, sin dai primi giorni della sua elezione, - commenta ancora Cintioli – Conti si distinse per l’entusiasmo e la capacità che lo portarono, nel breve tempo che ebbe a disposizione, a ripianare il bilancio comunale e ad operare per qualificare e rendere più snello l’apparato burocratico”. “Rispetto delle istituzioni, riformismo, solidarietà, furono questi i valori fondanti dell’impegno politico di Pietro Conti che costituiscono la sua eredità ai posteri. Sono valori alti, - conclude Cintioli - che le singole persone e la comunità tutta devono saper perseguire e riaffermare per costruire adeguatamente il proprio futuro”. Condividi